«Non toccava a noi accogliere Open Arms» Autodifesa di Salvini: un processo mi basta

Martedì 18 Febbraio 2020
IL CASO
ROMA La Spagna o Malta. Certo non l'Italia. La competenza per la gestione della nave Open Arms e l'obbligo di indicare un porto sicuro per i migranti, nell'agosto scorso, non spettava al nostro Paese. Così si difende Matteo Salvini dalla nuova accusa di sequestro di persona plurimo e rifiuto di atti d'ufficio, che questa volta arriva dal Tribunale dei ministri di Palermo. Secondo l'ex ministro dell'Interno, che ieri ha depositato alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, è stato il Comandante della nave ad aver rifiutato l'offerta del governo di Madrid e poi, deliberatamente, ad avere scelto l'Italia quale luogo di attracco e sbarco. Una difesa diversa rispetto al fascicolo Gregoretti, che ha visto Palazzo Madama autorizzare i giudici e per il quale Salvini rischia il processo. In quell'occasione si trattava di una nave della Capitaneria, questa volta a soccorrere i naufraghi era la nave di una Ong, battente bandiera spagnola. «Un processo mi basta. Con la Gregoretti era una nave italiana, stavolta era spagnola, non è che se sbarcano gli alieni è sempre colpa di Salvini».
LA LINEA
Nella sua memoria difensiva, un corposo fascicolo di venti cartelle piene di date, scambio di mail e riferimenti a documenti ufficiali, l'ex titolare del Viminale ricorda che l'imbarcazione era omologata per sole 19 persone. Il comandante, dopo il primo salvataggio effettuato in zona sar libica, il primo agosto con 55 persone portate a bordo, ne ha prese altre 69 il 2 agosto: doveva immediatamente dirigersi verso Spagna, Malta o Tunisia. Invece, scrive Salvini, «il comandante ha deliberatamente scelto l'Italia quale luogo di attracco e sbarco». Infatti, recita la memoria, sempre il comandante della Open Arms ha rifiutato il Pos (place of safety), cioè porto sicuro, concesso dalla Spagna il 18 agosto. E ha addirittura rifiutato l'assistenza offerta dalla Capitaneria di Porto italiana che si era detta disponibile ad accompagnare la nave verso la Spagna, prendendo a bordo alcuni immigrati. È quindi paradossale - è la tesi della difesa - affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane, senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona.
IL SEQUESTRO
Non c'è riferimento ai messaggi del premier Giuseppe Conte che, in piena crisi di governo, chiedeva lo sbarco. Scrive invece Salvini: «La libertà dei migranti non è mai stata conculcata da atti od omissioni ministeriali in considerazione dell'esistenza, per la nave, di plurime alternative doverose, prima ancora che lecite, atte ad evitare che la nave con a bordo oltre l 00 migranti rimanesse prima a vagare nel Mediterraneo e poi a tentare illegittimamente di pretendere dall'Italia e in Italia la disponibilità di un porto dove attraccare e sbarcare». E aggiunge: «È chiaro quindi che, non potendo ricadere sullo Stato Italiano l'onere di indicare il Pos di competenza di altri Stati, non si può traslare la responsabilità in capo ai vertici politico/amministrativi dell'Italia per fatti scaturiti a seguito e a causa dell'omissione ovvero del ritardo di altri Stati».
Oggi è in programma la prima riunione della Giunta, durante la quale il presidente, Maurizio Gasparri, farà la sua proposta, su cui si aprirà il dibattito. Durante i suoi lavori non è quindi prevista l'audizione di Salvini. Il voto è già in calendario per il 27 febbraio.
Val.Err.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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