LA SFIDA
VENEZIA Luigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco

Mercoledì 23 Settembre 2020
LA SFIDA
VENEZIA Luigi Brugnaro ha (ri)conquistato Venezia al primo turno: sindaco con il 54 per cento dei voti, il 25% in più dello sfidante Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell'Economia che ha cercato quella che lui stesso ha definito «una scalata impossibile». Una vittoria netta, sulla scia di quella - nettissima - di Luca Zaia in Veneto: e il parallelismo tra i due ci sta.
Un successo personale e della sua lista, i fucsia secondo la felice campagna di marketing che 5 anni fa gli cucì addosso Mauro Ferrari, guru della comunicazione politica. Stavolta Brugnaro non ha avuto bisogno di alcun guru, ha fatto tutto mettendo in campo 5 anni di governo della città in cui ha risanato il bilancio, correndo a destra e a manca a inaugurare cavalcavia, strade, campi sportivi, piste ciclabili, bus e vaporetti ecologici, presentando una classe dirigente che se nel 2015 era di neofiti, rimarcando la sua natura di uomo delle istituzioni ma non mancando di criticare quella parte di governo (la parte pentastellata soprattutto) accusata di non essere al fianco della città.
I CONFRONTI
La sua campagna elettorale è stata questa, al punto che i suoi avversari lo hanno accusato di aver scansato i confronti diretti. Lui, del resto, sapeva benissimo che un confronto a 9 si sarebbe trasformato in uno scontro 8 contro 1. E così, mentre i suoi avversari mettevano in campo una campagna elettorale basata soprattutto sull'anti-Brugnaro, lui tirava diritto mettendo in campo proprio la sua persona, cambiando anche slogan: dal ghea podemo far del 2015 all'insegna della speranza a un avanti con fiducia all'insegna di una promessa per il futuro. Il tutto nell'annus horribilis di Venezia, quello degli incidenti delle navi da crociera, dell'Aqua Granda e del Covid che in laguna ha dato il colpo di grazia a una città già in ginocchio, ma che ha voglia di risollevarsi. E su questo ha spinto Brugnaro, sulla rinascita, sulla ripartenza, sull'orgoglio.
Un risultato figlio sì del fare e del comunicare, ma anche di una maturazione politica che gli ha fatto serrare il patto con Luca Zaia, puntando sull'effetto election day e sul traino garantito dal governatore. Il modello Venezia lanciato da Brugnaro è chiaro: un centrodestra a guida civica. Un progetto che il sindaco imprenditore vorrebbe esportare anche livello nazionale.
I PARTITI
E il verdetto delle urne gli ha dato ragione: la sua lista ha sfiorato il 32 per cento, relegando la Lega a poco sopra il 12 e l'astro nascente dei Fratelli d'Italia al 6.5. Praticamente scomparsa Forza Italia, che non è riuscita a raggiungere il 3 per cento. I fucsia insomma come la Lista Zaia: la lista del leader comanda, anche se in maniera meno netta che in Regione e con scenari diversi.
«Brugnaro rischia di mettersi ai polsi il laccio dei partiti», dicevano i più diffidenti, forti anche di un accordo che prevede la poltrona di vice sindaco ad Alberto Tomaello, segretario provinciale del Carroccio. I rapporti in Consiglio - dove la maggioranza è a quota 19 - raccontano in via non ufficiale che i brugnariani dovrebbero avere 14 seggi (più il sindaco), la Lega 5, Fratelli d'Italia 2 e Forza Italia 1. E questo in attesa della composizione della Giunta. Ma Brugnaro punta su un patto di acciaio, forte dell'esperienza di 5 anni fa, quando l'alleanza che lo sostenne perse qualche pezzo.
L'OPPOSIZIONE
Già, il 2015: allora al primo turno fu Brugnaro a dover rincorrere Felice Casson, candidato del centrosinistra, che affrontò il ballottaggio col 38.01 contro il 28.56 del patròn della Reyer Basket. Al secondo turno, la rimonta: Brugnaro vinse col 53.21. Stavolta l'impresa gli è riuscita già al primo turno, con un risultato migliore di 5 anni fa. Complice anche un'opposizione divisa, un centrosinistra che ha cercato fino alla fine un candidato spendibile trovandolo poi in Pier Paolo Baretta, il quale ha iniziato a scalare la montagna senza però riuscire a coalizzare un fronte ampio contro Brugnaro, frammentato tra civiche ed esuli dal Pd. Non sono bastate le calate in laguna di mezzo governo, da ultimo il ministro dell'Economia Gualtieri. Gli stessi leader dem veneziani che contano anche a Roma non si sono spesi come Baretta pensava. E per il centrosinistra è stata una Caporetto, con il sottosegretario fermo a un risultato nettamente inferiore a quello di Casson 5 anni fa. A parziale consolazione, la conferma nel fortino del centro storico, dove la municipalità è andata al candidato del centro sinistra con ampio margine.
Né è andata meglio ai 5Stelle, la cui candidata - Sara Visman - è stata scelta in zona cesarini, fermandosi sotto il 4 per cento e superata dall'outsider civico Marco Gasparinetti, avvocato con un piede a Bruxelles, che ha intercettato lo spirito anti-Brugnaro in laguna.
La vittoria dell'imprenditore, insomma, nasce sì dall'innegabile vantaggio di cui gode un sindaco uscente, ma anche da una strategia politica e di comunicazione nuova. «A Venezia sta accadendo qualcosa di straordinario» aveva detto pochi giorni fa in una intervista a Il Gazzettino, riferendosi proprio a quel modello di alleanza tra civica e centrodestra. Ca' Farsetti, la sede del Comune sul Canal Grande, sarà sua per altri 5 anni. La scommessa sarà la tenuta del patto con i partiti davanti alle scelte strategiche per la città. «Io non ho tessere, sono un uomo libero», ripete. E questo, per i compagni di viaggio, è un messaggio chiaro su chi terrà in mano il pallino.
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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