LA PROPOSTA
VENEZIA Fondare a Venezia un Centro internazionale di ricerca avanzata

Martedì 29 Settembre 2020
LA PROPOSTA VENEZIA Fondare a Venezia un Centro internazionale di ricerca avanzata
LA PROPOSTA
VENEZIA Fondare a Venezia un Centro internazionale di ricerca avanzata per il disegno di nuovi farmaci. È l'obiettivo a cui sta lavorando un gruppo di scienziati veneti, con il supporto di Ca' Foscari e dell'Università di Padova, ma con la necessità di coinvolgere anche le istituzioni scientifiche, culturali e soprattutto politiche a livello sia locale che nazionale. È dunque un progetto in divenire quello nato sulla spinta dell'emergenza Covid.
I PROMOTORI
L'idea è partita da Luigi Chieco Bianchi, professore emerito di Oncologia e accademico dell'Istituto veneto di scienze lettere ed arti, a cui afferiscono anche Giorgio Giacometti, già ordinario di Chimica biologica, e Gerolamo Lanfranchi, docente di Genetica, entrambi al Bo. Fra i promotori della proposta figurano poi Achille Giacometti, che insegna al dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi di Venezia, dove dirige lo European centre for living technology, e Luca Scorrano, ordinario di Biochimica a Padova.
L'ECOSISTEMA
Perché questa iniziativa? «L'impulso per questa proposta spiegano i fautori è venuto dalla consapevolezza, acquisita durante la pandemia da Covid-19, della necessità di impegnare e concentrare in un Centro le migliori forze della ricerca per affrontare e proporre rimedi contro patologie presenti e future per le quali non esistono o sono scarse le difese farmacologiche». Quanto alla sede, l'ipotesi Venezia «tiene conto della necessità urgente per questa città di avviare progetti di sviluppo che attraggano nuove forze intellettuali e nuovi residenti stabili», propositi che «non possono essere basati nuovamente sul turismo, che ha ormai superato i limiti di sopportabilità per una città così fragile e delicata».
Grazie alla sua capacità di attrazione e di accoglienza, dunque, il capoluogo garantirebbe «l'ecosistema migliore e la tranquillità necessaria per lavorare insieme ed affrontare le sfide che già nel prossimo futuro saranno messe in campo a causa delle avverse variazioni ambientali, o dell'impellente necessità di inventare nuove difese contro batteri e patogeni che vanno sempre più rapidamente acquisendo resistenza contro tutti gli antibiotici oggi esistenti, e delle molte altre sorprese che la natura potrà riservarci».
I DUE POLI
Il piano prevede due poli. Da un lato, il cuore informatico della ricerca batterebbe nella città storica, «già completamente cablata con fibra ottica di ultima generazione» e dunque pronta ad ospitare gli studi basati sull'utilizzo del machine learning e dell'intelligenza artificiale: «Con processi totalmente informatici si possono infatti studiare e interpretare virus o microrganismi, individuare i loro componenti biologici vitali più esposti e aggredibili e progettare e selezionare potenti molecole che li possano inattivare in modo mirato e preciso, studiando e evitando contemporaneamente in anticipo potenziali effetti collaterali sull'uomo o sull'ecosistema. Sempre con l'informatica, interpretando il genoma di organismi viventi si possono scoprire nuove molecole biologiche con efficacia terapeutica».
Dall'altro lato, a Marghera, «luogo storico di sviluppo della chimica», potrebbe sorgere «un centro sussidiario per la sintesi dei nuovi farmaci progettati nel Centro veneziano e per misurare con test biologici su colture cellulari e organoidi la loro attività, tossicità e efficacia, creando così un volano virtuoso di crescita di un polo per la chimica fine e sostenibile nella terraferma veneziana». I costi dell'operazione sono in corso di definizione, ma è già chiaro che comprenderebbero le dotazioni informatiche e le borse di studio per i ricercatori, chiamati con le loro famiglie a risiedere a Venezia, generando una ricaduta positiva sul territorio.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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