La presidenza, il nome, gli equilibri: tutti i veleni della Docg

Mercoledì 1 Luglio 2020
VENEZIA È una giornata di piena estate ad accogliere a Venezia l'Associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Ma il caldo della laguna è niente, rispetto alle temperature roventi registrate in area Docg, per il futuro rinnovo del Consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela. Tensioni che i partecipanti al vertice cercano di lasciare fuori da Palazzo Balbi, ma che il professor Amerigo Restucci può permettersi di evocare (e stigmatizzare) con tutta la sua autorevolezza: «Occorre stemperare le polemiche sul territorio e cercare di essere una comunità, perché la sfida dell'Unesco riguarda in primo luogo proprio gli abitanti».
Da un anno viene ricordato costantemente che il riconoscimento non è andato al vino, ma al luogo, come ribadisce ancora una volta il governatore Luca Zaia, aprendo i lavori in sala Pedenin: «Ricordo che le colline del Prosecco sono l'unico paesaggio agricolo che ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio dell'umanità per i suoi straordinari valori identitari di agricoltura eroica, le singolari caratteristiche paesaggistiche dai ciglioni alle rive, la ricchezza della sua storia e dei suoi insediamenti: la presenza dell'uomo in queste colline è elemento di vanto e di qualificazione del paesaggio». Ma gli uomini, si sa, fra di loro litigano. La contrapposizione fra il peso degli imbottigliatori e il merito dei produttori segna infatti i due fronti della guerra in corso sulla dorsale trevigiana per la guida del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Le cantine sociali chiedono di contare di più negli equilibri interni dell'ente visti i loro volumi commerciali, mentre i piccoli e storici coltivatori di eccellenza rivendicano il merito della qualità. «Davvero non capisco il senso di accanirsi contro una presidenza uscente», si è sfogato nei giorni scorsi il presidente in carica (e non ricandidato) Innocente Nardi, commentando il malumore per la decisione di prorogare gli organi sociali fino al prossimo 1° ottobre. Allora sarà trascorso un anno di veleni. Prima l'acceso dibattito sul nome Prosecco, che una parte dei viticoltori avrebbe voluto abbandonare. Poi le vivaci polemiche per la mancata designazione proprio di Nardi nella nuova Associazione delle colline, a cui era stato preferito Lodovico Giustiani, seduto al tavolo veneziano accanto alla presidente Marina Montedoro e candidato alle elezioni consortili d'autunno. Quindi le pepate divergenze sulla sostituzione del direttore Giancarlo Vettorello. Sarà un'estate calda, anche in collina. (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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