LA GIORNATA
ROMA Dice Paolo Gentiloni da Bruxelles: «I rapporti tra Pd e

Sabato 21 Ottobre 2017
LA GIORNATA
ROMA Dice Paolo Gentiloni da Bruxelles: «I rapporti tra Pd e governo sono ottimi». Risponde subito Matteo Renzi, il leader dem: «Sottoscrivo e condivido totalmente». Non si sa quanto e soprattutto se sia stato concordato, ma lo scambio tra i due cerca di riportare se non il sereno, almeno una robusta frenata al clima di tensione che andava salendo sulla vicenda ingarbugliata del caso Visco-Bankitalia.
Una tregua se non una pace che sembra fondarsi su due principi che viaggiano paralleli: quello ribadito dal premier Gentiloni, per cui «l'autonomia di Bankitalia è un valore in sé e deve stare a cuore alle autorità di governo», parole in sostanza che rimarcano la volontà di palazzo Chigi di procedere alla nomina, di conferma o meno, indipendentemente dalle pressioni politiche; sul binario parallelo c'è l'intendimento del Pd e del suo leader di far sapere, mettere agli atti, quasi, che il maggior partito di governo non ritiene affatto positivo quanto è successo nelle banche nei mesi scorsi, non risparmia critiche all'operato della Banca d'Italia, «la democrazia è anche questa», dice Renzi. Il governo in sostanza non intende farsi condizionare dai giudizi politici del principale partito che lo sostiene. Significa questo che la nomina di Ignazio Visco è in discesa, che sta per accendersi la lucetta verde?
SOTTO TORTURA
«Di questo non parlo neanche sotto tortura», si è divincolato Gentiloni quando i giornalisti glielo hanno chiesto a Bruxelles, spiegando che «il governo ha sì voce in capitolo», ma proprio per questo «non si può entrare nel gioco delle indiscrezioni». Quanto a Renzi, il leader dem ha voluto puntualizzare: «Finora si è affrontata la questione Bankitalia solo dal punto di vista del metodo, mentre del merito non si parla. Nessuno di noi mette in discussione l'autonomia e l'indipendenza della Banca e lasciamo al governo la decisione sul governatore, ma il Pd continua a dire che è dalla parte dei risparmiatori». Ma se i rapporti tra Pd e governo sono «ottimi», come ostentano premier e leader, non così si può dire per l'intera compagine governativa. Il ministro Carlo Calenda si schiera dalla parte di Bankitalia e solleva più di una obiezione: la mozione del Pd? «Un incidente parlamentare da chiudere al più presto». Per Calenda, quel testo parlamentare è frutto di «un errore» basato sull'idea che bisogna contrastare i cinquestelle, «ma se la strategia è quella, è sbagliato». «No, il Parlamento che esprime una valutazione non è un incidente, è democrazia», rintuzza Matteo Orfini tramite tweett.
Nel governo emergono anche altre voci dissonanti. Mentre Andrea Orlando, il Guardasigilli, fa notare che a palazzo Chigi «non si è mai discusso di Visco», Roberta Pinotti, ministro della Difesa, dice che «la mozione non doveva essere messa in discussione, non essendo prerogativa del Parlamento la nomina del governatore. crea confusione e rende più insicuro il Paese». «Discutere fa sempre bene, si vede che ce n'era bisogno», ribatte Luca Lotti, renzianissimo ministro dello Sport.
Renzi sembra avere ricucito anche il fronte interno. Dopo la sortita di Walter Veltroni, tra i primi a bacchettare la mozione della discordia, era sembrata vacillare la stessa maggioranza interna al Pd, ma adesso la situazione si è andata chiarendo. In sintesi: critici restano Orlando e gli orlandiani, e alcuni veltroniani; per il resto, Gentiloni e gentiloniani confermano gli «ottimi rapporti» con i piani alti del Nazareno («il Pd è il partito al quale mi onore di appartenere», ha detto il premier), Dario Franceschini non ha mosso critiche, mentre Michele Emiliano, l'altra minoranza, si è limitato a stigmatizzare lo «spettacolo triste» di liti a mezzo stampa ma nulla di più.
Nino Bertoloni Meli
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