Il piccolo Alex guarito I medici: «Sistema immunitario sanato»

Sabato 20 Aprile 2019
Il piccolo Alex guarito I medici: «Sistema immunitario sanato»
LA STORIA
ROMA Il piccolo Alex Montresor sta bene e presto potrebbe ritornare a casa, nella sua Londra. Pare infatti ci sia davvero un lieto fine per il bimbo di neanche 2 anni d'età affetto da una rarissima e gravissima malattia genetica e curato qui in Italia. «E' ufficialmente guarito, il suo sistema immunitario è sano», dice Franco Locatelli, primario del Dipartimento di oncoematologia e terapia cellulare e genica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, il «papà» della tecnica innovativa che ha permesso di effettuare sul piccolo paziente il trapianto che gli ha salvato la vita.
L'ITER
Nato prematuro da una coppia di italiani, Alex aveva ricevuto dai suoi medici in Inghilterra una bruttissima diagnosi: linfoistiocitosi emofagocitica (Hlh), una malattia che colpisce solo lo 0,002% dei bambini e che priva chi ne soffre della perforina, la proteina che consente al sistema immunitario di identificare e combattere batteri e virus. Al Great Ormond Street Hospital di Londra, dove era in cura, il bimbo è stato sottoposto a un trattamento con un farmaco sperimentale che però ha una efficacia limitata nel tempo. Alla fine i medici avevano dato ad Alex poche settimane di vita a meno di trovare un donatore di midollo compatibile. Fratelli o sorelle sarebbero stati donatori ideali, ma Alex è figlio unico, e i genitori sono compatibili solo al 50% con i figli. Dopo una ricerca nei registri mondiali, per un totale di ben 30 milioni di iscritti circa, tra adulti e cordoni ombelicali, la triste notizia: nessuna compatibilità al 100%. I suoi genitori, papà veronese e mamma napoletana, hanno così deciso di raccontare la storia del bimbo su Facebook. Da lì Alex è entrato nel cuore di tutti, scatenando una lunga corsa alla solidarietà alla ricerca del «donatore perfetto»: in tantissime piazze italiane sono stati organizzati prelievi di sangue per testare la propria compatibilità alla donazione.
LA SVOLTA
La ricerca non ha dato risultati, e così, nell'estremo tentativo di salvarlo, Alex è stato operato all'Ospedale Bambino Gesù con una tecnica innovativa utilizzando il midollo del papà Paolo, di origini veronesi. Per Alex era l'ultima chance. Così alla fine dello scorso anno è stato sottoposto a un trapianto di cellule staminali emopoietiche prelevate dal padre e successivamente manipolate. I medici hanno eliminato dalle cellule gli elementi che potrebbero causare un rigetto, aumentandone così la compatibilità. Gli esami periodici a cui il piccolo Alex è stato sottoposto in questi mesi hanno dato risposte sempre più positive e ora forse è arrivato il tempo di ritornare a Londra. Secondo quanto si apprende dal Bambin Gesù di Roma, nelle settimane successive al trapianto i controlli erano settimanali.
LEGAMI
Per questo anche quando a gennaio il bimbo è stato dimesso, la sua famiglia è rimasta in Italia. Tuttavia, da diverso tempo le visite vengono eseguite ogni 15 giorni. I medici hanno notato continui miglioramenti: le cellule del donatore si sono del tutte sostituite a quelle malate. Nell'ospedale romano, e non solo, sono davvero contenti di esser riusciti a salvare la vita al piccolo Alex e a regalare a lui e alla sua famiglia una Pasqua più serena. «È un traguardo enorme per il tipo di trapianto e per il caso molto difficile», dice Locatelli. «E la soddisfazione é enorme», aggiunge. Alex è il sesto piccolo paziente guarito al Bambino Gesù dalla linfoistiocitosi emofagocitica. Ora anche per il piccolo inglese e la sua famiglia inizia una vita nuova.
Valentina Arcovio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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