IL FOCUS
ROMA Personale, organizzazione, punti di somministrazione, strategia:

Lunedì 4 Gennaio 2021
IL FOCUS
ROMA Personale, organizzazione, punti di somministrazione, strategia: ecco cosa sta mancando alla campagna di vaccinazione, ecco perché la maggioranza delle dosi ricevute sono ancora chiuse nelle celle frigorifere, quando sarebbe urgente sfruttare ogni minuto per aumentare il numero di italiani immunizzati. «Verifichiamo l'insufficienza e la poca la poca chiarezza sul piano vaccinale. Se si vuole uscire da questo stallo dando un messaggio chiaro ai cittadini c'è un solo modo: continuare puntuale tracciamento e far chiarezza sul piano vaccinale» ha ripetuto la ministra Teresa Bellanova (Italia Viva) durante la riunione dei capidelegazione di maggioranza. La preoccupazione per una partenza troppo lenta, determinata anche dalla scarsa reazione di alcune regioni (la Lombardia ha usato il 3 per cento dei vaccini inviati da Pfizer e l'assessore Gallera si è giustificato spiegando ci sono stati i giorni festivi), sta agitando anche il governo. Anche perché si possono chiedere altri sacrifici agli italiani, con regole più rigide e nuove chiusure, ma è necessario mostrare che non saranno per sempre, che la campagna vaccinale ci aiuterà a ridurre l'impatto dell'epidemia.
NUMERI
Ma dal 27 dicembre a ieri sono stati eseguiti solo 84.730 vaccini (in serata Arcuri ha fatto sapere che ci stiamo avvicinando a 100mila). Ricordiamo i numeri: il 27 dicembre sono state consegnate 9.750 dosi, tra il 30 e il 31 altre 469.950. In sintesi: la campagna di vaccinazione più importante della storia della Repubblica è partita con il freno a mano e al 3 gennaio appena un sesto delle dosi inviate erano state somministrate. In altri termini: a questo punto non ha senso parlare di problema di carenze di vaccini, aspettare con ansia l'approvazione da parte di Ema del prodotto di Moderna prevista per mercoledì e di quello di AstraZeneca, che non arriverà prima della fine del mese. Se siamo così lontano dall'usare quelle disponibili, serve a poco il fatto che in queste ore arriveranno altre 470mila dosi. In estrema sintesi: Pfizer li sta inviando, noi non li usiamo.
Perché? Alcune regioni di fatto aspetteranno la fine del periodo festivo, con la giustificazione che il personale è in ferie. Non è esattamente lo scenario che ti aspetti in un Paese che ha in media 500 morti al giorno per Covid, costringe bar e ristoranti a chiudere, in cui si rischia di non riaprire le scuole. Il personale di rinforzo che doveva essere assunto - 15mila tra medici e infermieri - ancora non c'è, perché la procedura del bando non è conclusa. Anche i famosi centri per la vaccinazione, che dovevano essere 1.500 in tutta Italia, esistono solo sulla carta, se ne parlerà nella fase 2. C'è un altro nodo: oggi le Regioni sono facilitate nell'avvio della campagna vaccinale perché si devono raggiungere gruppi di persone molto circoscritti, come i medici e gli infermieri degli ospedali o gli ospiti delle Rsa. Cosa succederà quando dovranno essere convocati i cittadini nei centri di vaccinazione? Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, oggi presiederà il Comitato Nazionale dell'Ordine e della Sicurezza Pubblica, convocato «per un esame delle questioni di sicurezza ed ordine pubblico attinenti l'attuazione della campagna di distribuzione delle dosi vaccinali».
Ma perché l'Italia non riesce ad accelerare e vi sono regioni come la Lombardia che hanno usato solo il 3 per cento dei vaccini a disposizione? Non c'è solo l'esempio Israele, che ha già vaccinato più del 10 per cento della popolazione. Il Regno Unito è già a un milione, la Germania, partita in contemporanea con l'Italia, a 285mila. Il commissario Domenico Arcuri fanno notare che comunque il nostro Paese è il secondo nell'Unione europea per numero di vaccinati, ma se l'andamento resta quello di questi giorni prima di raggiungere un numero consistente di italiani bisognerà attendere il 2022. Analizza Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che in questi mesi ha monitorato l'andamento della pandemia in Italia: «Va detto che il piano prevedeva che si partisse a metà gennaio, così alcune Regioni non si sono fatte trovare pronte. Non c'è stata una reazioni pronta quando è stato chiaro che Ema avrebbe approvato in anticipo il vaccino di Pfizer-BioNTech. Guardiamo al personale: il bando per il personale aggiuntivo si è concluso solo a fine dicembre, oltre a 15mila unità tra medici e infermieri ci sono anche i 3mila amministrativi; arriveranno e saranno formati solo alla fine di gennaio. La vaccinazione a pieno ritmo, in Italia, non è cominciato. E il problema non è la fornitura. Se la macchina organizzativa non comincia a correre, neppure quelli che arriveranno saranno smaltiti. In una situazione di questo tipo non ti puoi fermare durante i giorni festivi, ti devi preparare, tra l'altro questo ragionamento dovrebbe valere anche per i tamponi. Ripeto una sintesi che ho già fatto: il vaccino è stato un grande risultato della scienza, per farlo diventare una grande conquista di sanità pubblica ci vuole una grande macchina organizzativa e un grande numero di persone disponibili a vaccinarsi».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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