IL CASO
MILANO Dalla Cassazione è arrivata la parola definitiva sul caso

Sabato 20 Gennaio 2018
IL CASO
MILANO Dalla Cassazione è arrivata la parola definitiva sul caso del bimbo partorito il 15 agosto 2015 da Martina Levato, condannata a 20 anni per le aggressioni con l'acido. Il piccolo le fu tolto appena nato, poi fu messo di nuovo tra le sue braccia per l'allattamento e per incontri settimanali, che aveva anche con il padre Alexander Boettcher, ideatore dei blitz e anche lui in carcere dal dicembre 2014.
LA DECISIONE
Ora la Suprema Corte, confermando i giudizi di primo e secondo grado, ha stabilito che va dato in adozione, altrimenti «sarebbe inevitabilmente costretto a confrontarsi con la drammatica storia familiare dei suoi genitori». Non si arrendono, tuttavia, l'ex studentessa bocconiana e il suo difensore, l'avvocato Laura Cossar, che non considera chiusa la vicenda tanto che ha annunciato un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. «Sappi - aveva scritto la giovane al legale dal carcere di San Vittore - che ti stimo come avvocato e come donna, perché con il tuo lavoro puoi salvare tante famiglie da ingiusti rapimenti». Era il 30 novembre scorso, quando il pg della Cassazione, andando contro le prime due sentenze, aveva chiesto che il bambino (che si trova già in un'altra famiglia, padre e madre non lo vedono dall'ottobre 2016), venisse affidato ai nonni materni. In quella lettera Levato gridava al «miracolo» e parlava di quel figlio che «mi ha cambiato completamente».
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