Autonomia, saltano i vertici e l'audizione «Silenzio allarmante»

Mercoledì 24 Luglio 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Ieri è saltato il vertice con il premier Giuseppe Conte, oggi salta l'audizione del titolare dell'Economia in bicamerale, domani salterà l'esame in Consiglio dei ministri. Ogni giorno che passa, quello che doveva essere lo scatto finale verso la firma dell'intesa sull'autonomia differenziata, assomiglia sempre più a un'estenuante maratona di annunci e smentite. «Non per motivi politici, ma per ragioni di agenda», sostengono fonti di Palazzo Chigi, ma intanto nelle regioni sale la fibrillazione.
IL SILENZIO
Al termine della seduta della commissione per le Questioni regionali, il ministro Danilo Toninelli ha ipotizzato che in una prossima riunione («mi pare lunedì») possano essere sciolti gli ultimi nodi sui Beni Culturali: «Rimane un'unica definizione nell'ambito di accordo politico sulle Sovrintendenze». Ma il fatto che il suo collega Giovanni Tria abbia invece deciso di non andare a riferire nulla ai parlamentari, come invece era in programma da settimane, lascia intendere che la norma finanziaria sia ancora in alto mare. Il governatore veneto Luca Zaia continua a sforzarsi di essere ottimista: «Sono assolutamente convinto che se quella del Governo non sarà una farsa, ma autonomia vera, possiamo incontrarci, magari chiudendoci a chiave come in un Conclave e, dopo qualche fumata nera, avere finalmente la fumata bianca». Ma il presidente lombardo Attilio Fontana non riesce a nascondere i timori: «A Palazzo Chigi c'è un silenzio preoccupante, che richiama alla memoria la teoria democristiana del non fare nulla nella speranza che giorni e settimane rendano la questione autonomie meno urgente. Così non è».
I RAPPORTI GIALLOVERDI
Il vicepremier Luigi Di Maio rilancia: «L'autonomia in questo momento si deve fare, ma senza danneggiare le regioni del Centro-Sud, senza togliere soldi agli altri e garantendo quei meccanismi di solidarietà che sono mancati in tutti questi anni. Cogliamo allora l'occasione dell'autonomia a Lombardia e Veneto per creare il fondo di perequazione». Toni che però stonano con la perentorietà espressa il giorno prima dai consiglieri regionali Jacopo Berti («È diseducativo) e Simone Scarabel («Un'ingiustizia»), peraltro molto apprezzata dalla capogruppo zaiana Silvia Rizzotto: «Meglio tardi che mai. Ora li invito a prendere carta e penna e scrivere a Conte e ai loro ministri per sbloccare la situazione una volta per tutte». Il deputato azzurro Marco Marin, però, non si lascia incantare: «Tutti i litigi tra grillini e leghisti sono frutto di quel grossolano errore che fu un contratto di governo che prevedeva per ogni capitolo tutto e niente. Oggi è evidente a tutti che l'autonomia così come l'hanno votata milioni di veneti e lombardi non solo non vedrà mai la luce, ma non è neanche mai arrivata alla trattativa in Consiglio dei ministri. Si è trattato solo dell'ennesimo stucchevole gioco delle parti tra M5s e Lega». L'ex governatore lombardo Roberto Maroni stuzzica il vicepremier Matteo Salvini: «Non accontentarti, non rinunciare ai grandi vantaggi fiscali che io e Zaia abbiamo garantito al nord firmando con l'allora governo Gentiloni un accordo sull'autonomia che prevedeva la riduzione del residuo fiscale, più risorse alla scuola e costi standard in sanità». A proposito di istruzione, Simonetta Rubinato (Veneto Vivo) nota che il Sud registra alla maturità tanti più 100 del Nord, dove però vanno molto meglio i test Invalsi e la spesa pro capite è più bassa: Qualcuno vuole spiegare perché va bene continuare così?».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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