Asiago e Cortina, la paura dei sindaci: «Vietare lo sci riempirebbe le piazze»

Mercoledì 25 Novembre 2020
LE REAZIONI
MESTRE L'ipotesi di un Natale senza sci allarma il comparto turistico del Nordest. Il bivio appare drammatico: rischio covid o crisi certa? I sindaci delle zone sciistiche non ci stanno. Chiedono al governo soluzioni per garantire il massimo della sicurezza e l'apertura degli impianti. Il primo cittadino di Cortina, Gianpietro Ghedina, mette sul tavolo una logica stringente: «Le persone si possono spostare e venire in montagna, a quel punto sarebbe un non senso non farle sciare perché finirebbero per concentrarsi nelle vie del paese. Molto meno pericoloso aprire gli impianti». Per il sindaco di Cortina il problema delle code «è facilmente superabile con la prenotazione online». E sottolinea: «La montagna vive con lo sci, il Natale incide per il 30% sulla stagione invernale».
CONDIVISIONE
Una posizione condivisa in pieno dal collega di Asiago Roberto Rigoni Stern che avverte: «Se la gente si riverserà nelle piazze perché gli impianti di risalita sono fermi, mi troverei costretto a fare un'ordinanza per chiuderle. La nostra storia ci insegna che quando non c'è neve durante le vacanze di Natale la gente si riversa in paese, con affollamenti notevoli, che in questo periodo non ci possiamo permettere». Avverte Rigoni Stern: «Abbiamo un elevato numero di case di villeggiatura: durante le prossime vacanze la gente salirà comunque in maniera massiccia, come avvenuto in estate».
C'è intanto il problema dei tempi strettissimi e di non sapere che cosa accadrà. L'assessore veneto al Turismo, Federico Caner, rilancia l'appello al governo di non chiudere gli impianti di risalita: «Chiediamo di individuare una data per l'avvio della stagione invernale, in modo che le aziende del settore turistico e sportivo possano farsi trovare pronte e soprattutto abbiano la certezza che la loro attività, pur con tutti i limiti, le cautele e la vigilanza per evitare il propagarsi del virus, possa continuare». «Chi non capisce l'enorme rischio - aggiunge - che la montagna corre se non sarà trovata una soluzione deve assumersi la responsabilità di un possibile default». Gli fa eco Stefano Mazzolini vice presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: «La decisione di non aprire le piste da sci sarebbe una follia. Un danno per milioni di euro per la montagna friulana. L'Austria e la Slovenia daranno il via alla stagione dal 19 dicembre. Non possiamo rimanere a guardare. Possiamo aprire in sicurezza, contingentando le persone. Inoltre nel fine settimana si potrebbe introdurre un numero massimo di biglietti in vendita, in maniera da evitare situazioni di assembramento». «Il rischio che la gente vada in Austria è più che concreto» assicura la deputata friulana della Lega, Vannia Gava.
«Stiamo valutando le varie ipotesi, purtroppo non sapendo quando e come si aprirà non abbiamo ancora contrattualizzato gli stagionali che in altri tempi a quest'ora erano tutti assunti» dice preoccupata Roberta Alverà, presidente degli Albergatori di Cortina.
MAESTRI DI SCI
Scende in pista anche il mondo dello sport. Kristian Ghedina, il discesista italiano più vittorioso di sempre in Coppa del Mondo, è molto diretto: «Sappiamo tutti che la montagna vive di sci. Se si chiude adesso si manda in crisi un settore. Praticamente la scelta è: o muori di virus o muori di fame. Perché lo vediamo tutti: si promettono soldi e risarcimenti ma non arrivano». Assicura Luigi Borgo, presidente del Collegio Maestri di sci del Veneto: «Il protocollo condiviso con gli impiantisti è stato attestato dalla Conferenza delle Regioni, siamo pronti ad aprire da domani garantendo la sicurezza dei clienti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci