Nuove estrazioni di gas in Adriatico? Gli esperti del Veneto dicono no. Testuale: "Si ritiene che le carenze conoscitive evidenziate non consentano di escludere effetti significativi sull'ambiente marino e costiero del Polesine e del Delta del Po e pertanto le estrazioni di gas non debbano essere autorizzate". Per sempre? "Fintantoché non vengano messi a disposizione del tavolo tecnico-scientifico tutti gli elementi specifici con cui poter valutare l'impatto delle estrazioni". E il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, non solo è pronto a prendere atto delle valutazioni dei tecnici, ma anche a sostenerle.
È tutto scritto nelle dieci pagine di parere elaborato dal gruppo di lavoro formato da docenti delle università di Padova e di Venezia.
LE CONCESSIONI
Al di là dell'annunciato decreto Energia, già il decreto Aiuti Quater dello scorso anno aveva stabilito che era consentita la coltivazione di idrocarburi nell'Alto Adriatico tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del Po di Goro, a 9 miglia dalla costa. Due le concessioni interessate: A.C14.AS, con i giacimenti Gaia e Rosanna, e A.C15.AX, con i giacimenti Valentina, Raffaela, Emanuela e Melania, facenti capo a Eni ed a Energean Italy, entrambe ancora attive anche se prive di infrastrutture estrattive. Proprio a causa del decreto Aiuti Quater il Veneto aveva chiesto approfondimenti.
La conclusione degli esperti veneti è negativa. Primo, mancano dati certi: "Il quadro conoscitivo rispetto agli effetti ambientali generati dall'estrazione di idrocarburi nell'Alto Adriatico risulta ad oggi incerto e frammentato". Secondo, si rischiano effetti sulle specie marine: "L'attività estrattiva genera impatti sull'ambiente marino e costiero in un area di particolare pregio oggetto di specifiche misure di protezione finalizzate al miglioramento dello stato di conservazione delle specie presenti di tursiopi e di tartarughe marine». Terzo, la terra sarà destinata a sprofondare: "L'attività di estrazione del gas metano dal sottosuolo provoca sempre subsidenza, non è ancora noto se l'entità del fenomeno indotto dalla produzione dei giacimenti citati sull'area del Delta del Po possa essere tale da contribuire a modificare in modo permanente l'assetto del territorio e comportando, di conseguenza, l'incremento di rischio idraulico, di erosione della costa e delle morfologie lagunari, nonché dell'intrusione salina sia negli acquiferi che lungo le foci fluviali". La conclusione è netta: "L'interesse minerario legato ai potenziali quantitativi di gas metano estraibile dai giacimenti interessati non è compatibile con gli interessi pubblici". Di più: "Risulta inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all'estrazione del gas metano in Alto Adriatico".
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