SAN DONÀ (VENEZIA) - L’ex comandante dei vigili Marino Finotto fa causa al Comune. E firma un ricorso alla Corte d’Appello di Venezia, dopo che in primo grado il giudice del lavoro ha dato ragione al Comune. Non c’è pace per la Polizia locale di San Donà.
IL CONTENZIOSO
Finotto, rappresentato dallo studio legale Pavanetto, ha presentato una richiesta di risarcimento di 30mila euro, più il costo delle spese legali, per un totale di circa 40mila euro. Nel dettaglio si tratta dell’attribuzione delle progressioni economiche orizzontali (dalla categoria D2 a D3) in funzione del criterio di “normalizzazione” fissato nel 2000 dalla legge Brunetta. Nel 2017 il Comune ha ripreso ad applicare le progressioni, un modo per premiare in busta paga (e nella pensione) chi tra i dipendenti pubblici lavora meglio e di più. Il criterio si basa sui voti (da 7 al 10) assegnati dal dirigente, che per il corpo dei vigili è il segretario comunale Davide Vitelli, a cui si aggiungono calcoli complessi. Nel rigettare il ricorso il giudice di primo grado ha precisato che “l’appartenenza di Finotto al servizio autonomo che ha in concreto riportato una media alta (precisamente del 9,69) ne ha fortemente penalizzato le aspettative di progressione orizzontale: nonostante negli anni precedenti avesse riportato un voto individuale pari a 10”.
IL RICORRENTE
«Non ho nulla contro l’Amministrazione Cereser né contro quella Teso – spiega Finotto –, ma c’è qualche dubbio sui criteri applicati dal Comune nella “normalizzazione”. Certo si tratta di una materia molto complessa, ma negli ultimi sei anni di carriera ho sempre avuto 10. Nonostante questo sono stato scavalcato da 15 dipendenti comunali di altri settori che avevano voti più bassi». Che significa 100 euro in meno al mese come pensione. «La formula favorisce alcuni settori a discapito di altri – continua Finotto - Ho chiesto di vedere i calcoli del Comune, ma non mi sono stati forniti. Sono l’unico dipendente che, pur con il punteggio massimo, non ha ottenuto la progressione. Un’ingiustizia palese».
«Una situazione paradossale - spiega l’avvocato Luca Pavanetto –, che non premia il merito. Chiediamo che venga riconosciuto il merito di chi ha lavorato con la massima professionalità. Per questo abbiamo deciso di ricorrere in appello». L’udienza è fissata per il il 23 gennaio 2025.