La scoperta inaspettata in piazza San Marco: la prima pavimentazione calpestata dai veneziani delle origini

Mercoledì 5 Luglio 2023 di Roberta Brunetti
La scoperta inaspettata in piazza San Marco: la prima pavimentazione calpestata dai veneziani delle origini

VENEZIA - È una semplice pavimentazione in terra battuta, un po' rossastra, trovata a un metro e mezzo di profondità, al di sotto dei masegni di San Marco.

Potrebbe essere questo il primissimo selciato della Piazza, quello che fu calpestato dai veneziani delle origini. È emerso dall'ultimo saggio archeologico completato, proprio in questi giorni, dalla Soprintendenza di Venezia in Piazzetta, davanti a Palazzo Ducale. Un viaggio nella storia della città costruita sull'acqua che ha riportato alla luce, complessivamente, ben tre livelli pavimentali di Piazza San Marco, sempre più profondi e lontani nel tempo. Rimossi i tipici masegni, che tanto caratterizzano San Marco, ma che sono in uso "solo" dal 1700, gli archeologi hanno scoperto una prima pavimentazione in altinelle, gli stretti mattoni posati a spina di pesce, risalente al 1500. Un po' più in profondità, un secondo pavimento in altinelle, di un paio di secoli più antico, quindi della Venezia basso medioevale. Infine, scendendo di almeno un metro, per un totale appunto di un metro e mezzo, ecco che è emerso il battuto più antico. Quello che potrebbe risalire alle origini della città nell'alto medioevo. «Tutto materiale che ora andremo a studiare - spiega l'archeologa Sara Bini, funzionaria della Soprintendenza che segue gli scavi di San Marco - Questo saggio ci ha consentito di trovare i vari livelli pavimentali di un luogo che è sempre stato destinato a Piazza. Abbiamo raccolto dati importanti, che ora andranno approfonditi, mettendoli a confronto con altra documentazione e informazioni raccolte in scavi precedenti».

IL REPERTO PARLANTE

Qualche traccia di un battuto simile era già stata trovata. «Attorno alla Basilica di San Marco e lungo le rive - precisa Bini - Ora si tratterà di capire se appartengono allo stesso livello e se costituivano una pavimentazione continua. Sarebbe importante poter ricostruire la cronologia di questi livelli. In questo caso, nel battuto, abbia rinvenuto anche un frammento di vetro con una decorazione particolare. Potrebbe essere quello che noi definiamo un reperto "parlante", in grado cioè di aiutarci ad arrivare ad una datazione più precisa. Sarà esaminato da un esperto di vetro antico».

LA CAMPAGNA DI SCAVI

Un saggio interessante, insomma, che arriva dalla seconda tappa di una campagna di scavi, avviata dalla Soprintendenza all'inizio dell'anno, in parallelo all'intervento di restauro dei masegni della Piazza da parte del Comune. Operazione, quest'ultima, che comporta lo spostamento delle lastre in trachite. Occasione unica per indagare il sottosuolo della Piazza, che la Soprintendenza ha colto al volo. «Abbiamo ottenuto un primo finanziamento di 65mila euro, a cui se ne aggiungeranno altri 30mila - spiega Bini - Poi valuteremo le necessità per il prossimi anno». L'ultima indagine archeologica a San Marco risaliva al 1885, quando venne rifatta la pavimentazione in masegni e l'allora direttore dell'Ufficio per la conservazione dei monumenti del Veneto, Federico Berchet, ne approfittò per fare una serie di scavi. Ovviamente con i mezzi dell'epoca. Ora i risultati di quel lavoro ottocentesco sono alla base delle nuove indagini, condotte con le ultime tecnologie. Il primo saggio, in Piazza, davanti al Correr, aveva già fatto ritrovare le sabbie della cosiddetta "macchina da pozzo" di San Marco. Ora il nuovo saggio in Piazzetta ha riportato i tre livelli pavimentali. Ma le sorprese potrebbero arrivare dai prossimi saggi in Piazza, dove tra il 2018 e 2019, durante i lavori per la messa in sicurezza della Basilica dalle acque alte, erano già emersi i resti di un cimitero medioevale.

LA RASSICURAZIONE

«Contiamo di completare un altro saggio, davanti al Ducale, entro l'estate - spiega l'archeologa - poi attendiamo il crono programma dei lavori dal Comune per programmare quelli successivi». Saggi che attirano sempre molto interesse e anche qualche critica. «Sui social ho visto commenti preoccupati, perché toglievamo materiali antichi. Ma il metodo archeologico comporta di sacrificare una piccola porzione di pavimentazione, peraltro presente in molti punti, per indagare quella più in profondità - tiene a precisare Bini -. Tutto viene fotografato e documentato e in questo caso il materiale sarà ricollocato dove è stato trovato. Così vanno fatto i saggi e così avremo la possibilità di conoscere meglio la storia della Piazza».

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Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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