Mose, l'ex assessore Chisso: «Non ​ho preso i 2 milioni, vivrò in povertà»

Lunedì 17 Giugno 2019 di Maurizio Dianese
Mose, l'ex assessore Chisso: «Non ho preso i 2 milioni, vivrò in povertà»
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VENEZIA - Renato Chisso torna alla carica con il suo avvocato, Antonio Forza, sulla questione dei soldi. Il 26 giugno Forza presenterà un altro ricorso in gergo tecnico si chiama incidente di esecuzione - con il quale cercherà di convincere i giudici del Tribunale di Venezia che non è da Chisso che devono andare a cercare i quattrini. «Perché io soldi non ne ho presi e continuerò a dirlo finché vivo, ma in particolare non ho preso quei 2 milioni di euro che adesso mi chiedono di restituire. Curiosamente non vanno a chiederli invece a chi non solo li ha presi, ma ha anche detto di non avermeli dati e di esserseli tenuti. E questo succede con tanto di timbro del Tribunale di Venezia» - sbotta l'ex assessore regionale alle Infrastrutture coinvolto nello scandalo Mose.  Chisso ha chiuso la sua vicenda penale patteggiando una condanna a 2 anni e 6 mesi, ma poi sono arrivate le richieste di risarcimento. La Corte dei conti ad esempio vuole 5 milioni di euro, mentre altri 2 milioni li chiede il Tribunale. Mi chiedono la restituzione dei 2 milioni di euro delle quote di Adria Infrastrutture. Ma basta leggere le carte processuali per vedere che quei soldi io non li ho mai visti».
LE QUOTE DI ADRIASi tratta di quote societarie che, stando alle dichiarazioni di Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan e all'epoca amministratore delegato di Adria Infrastrutture, appartenevano di fatto a Chisso. Ammesso che questo sia vero, la stessa Minutillo ammette di non aver mai versato quei soldi a Chisso. «Dunque è provato che io quei 2 milioni non li ho incassati, ma il Tribunale li chiede a me perché quando ho patteggiato, nel patteggiamento era compreso anche  il versamento nelle casse dello Stato di quei 2 milioni di euro. Che cosa è successo? Che io ho patteggiato nel 2014 e Claudia Minutillo ha patteggiato nel febbraio 2019. Eravamo imputati dello stesso reato e per gli stessi fatti, ma nel frattempo per lei è intervenuta la prescrizione, mentre per me non può intervenire perché ho patteggiato prima che fossero trascorsi i termini. Morale della favola, Minutillo, Baita e Buson, giudicati colpevoli quanto me e per gli stessi reati, se la cavano pagando 33 mila euro a testa. Punto. Io invece sono assediato dagli Ufficiali giudiziari che vogliono soldi che non ho e che non potrei avere visto che non li ho incassati. Ora, mi chiedo, è mai possibile che in questo Paese si applichino due pesi e due misure?».
DUE PESI DUE MISUREÈ un quesito che l'avvocato Antonio Forza ha posto più di una volta al Tribunale di Venezia avvertendo che la mano sinistra non può ignorare quel che fa la mano destra e, dunque, dovrebbe essere applicato il principio che, a parità di reato c'è parità di pena e non è possibile che una vertenza chiusa 5 anni fa sia diversa da una che viene chiusa l'altro giorno. Tecnicamente è facile rispondere che non è colpa di nessuno se Chisso ha patteggiato quando ancora non erano decorsi i termini della prescrizione, mentre gli altri hanno chiuso la vertenza con la giustizia quando i reati erano prescritti.  D'accordo, ribatte il difensore di Chisso, ma questo però apre la strada all'incertezza nell'applicazione della legge per cui se un imputato riesce a trovare il metodo di tirarla in lungo, magari collaborando, come è successo nel caso della Minutillo, ecco che viene premiato con un differimento della data per il patteggiamento che automaticamente porta ad una sostanziale impunità. Effettivamente è un fatto certo che Claudia Minutillo sia riuscita a salvare i soldi e a non farsi che poche ore di carcere. E a tenersi pure i soldi che secondo lei dovevano andare a Chisso e che Chisso, lo dice sempre lei, non ha mai ricevuto, gli stessi soldi che ora Chisso deve versare nelle casse dello Stato. «Peccato che non li abbia e che continui a vivere in sostanziale povertà. Lo so che tutti sono ancora convinti che io abbia nascosto il malloppo da qualche parte, ma ho già detto pubblicamente che autorizzo la Procura di Venezia e la Guardia di finanza a cercare nell'universo mondo traccia di quei soldi».
Maurizio Dianese
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Ultimo aggiornamento: 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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