Il pittore Danilo Furlanis: «Disegno la vita sulle pagine del Gazzettino»

Giovedì 13 Aprile 2023 di Tiziano Graziottin
Danilo Furlanis, pittore che dipinge sulle pagine de Il Gazzettino

Disegnare sulle pagine de Il Gazzettino è una forma d'arte che è andata consolidandosi nel tempo, una sfida che ha attratto grandi maestri (uno per tutti: Fernando Botero) così come pittori affermati o alle prime armi.

Segno e scrittura a braccetto, immagine dell'oggi depositata su inchiostro e parole che hanno fissato sulla carta tanti momenti del nostro vivere. Si osserva il disegno, di qualunque natura sia, e d'acchito si cerca di "interpretare" le poche vestigia del titolo sottostante; così si innesca quasi istantaneamente un rimando tra tempi diversi, tra il passato del giornale e il presente dell'intenzione artistica.


UNA "TELA" ORIGINALE
Danilo Furlanis, novantenne pittore di Portogruaro, che dal 1980 ha fatto del nostro giornale la sua tela, è riuscito ad andare oltre: nella sua raccolta "Il pensiero colorato come ricordo" prende spunto proprio da un elemento della pagina che ha assunto come foglio (un titolo, un corsivo, una foto) per dare vita al suo bozzetto. Un racconto, una polemica, un appello diventano così la locomotiva del suo lavoro, un treno di pagine artistiche (molte a colori, qualcuna solo in nero) che si porta appresso pezzi di vita ed emozioni a cavallo tra due millenni. Il titolo "30 anni fa la grande paura", ad esempio, innesca un lavoro sulla prima pagina del nostro giornale del 4 novembre 1996: l'artista "sfrutta" il fotone centrale per immaginare una mano che esce dall'acqua di quella notte da tregenda per abbrancare un filo, spinato ma salvifico. Più prosaicamente, perfino un inserto pubblicitario dell'Eni in una pagina interna del 1986 ("All'Eni lavoriamo per una grande ricchezza dell'uomo: la sua terra") rappresenta lo spunto per raffigurare una famiglia che raccoglie le mele nel contesto di un tipico paesaggio veneto con campanile sullo sfondo della campagna.
Storie di tutti i giorni, come la melodia di quella vecchia canzone, che Furlanis interpreta in una selezione di disegni nel corso di quasi mezzo secolo, ben rappresentati nel libro dalle fotografie di Vinicio Scortegagna dell'agenzia Fotoreporter, una colonna del nostro giornale nel Veneto Orientale.


PENSIERO E ANIMA
«I miei sono disegni mobili - racconta Furlanis - pensiero e anima che vanno assieme. Ho cominciato quando lavoravo in albergo (era un apprezzato barman, ndr), tra i monti, a Cortina: era un piacere isolarmi per dipingere. L'edicola era a due passi e Il Gazzettino mi ha dato l'amore della vita, sono stato contento di aver incontrato sulla mia strada questo giornale». In effetti la passione di Danilo Furlanis è legata a doppio filo al nostro giornale: a Vodo di Cadore, paese natale del fondatore de "Il Gazzettino" Giampietro Talamini, in quegli anni lui era di casa. «Ho conosciuto la figlia - ricorda - è stato un incontro emozionante, mi regalò anche un libro sul padre. Mi ha commosso la storia di Talamini, che partiva da Vodo per andare in treno a Venezia con due patate in tasca... Ho pensato che un uomo così particolare meritasse un omaggio, a lui piaceva il giornale illustrato e io in qualche modo ho interpretato quel suo sentire. Tutto ciò che ho fatto - e ormai 90enne posso dire che rifarei tutto - è dedicato a lui, a cominciare dalle mostre che ho presentato a Vodo e Portogruaro».


A PORTOGRUARO
Proprio la città natale di Furlanis - già sontuosamente rappresentata in un'altra raccolta di disegni intitolata "Le gru voleranno ancora" - dal 19 al 31 maggio gli tributerà un nuovo riconoscimento con una mostra con i lavori sulle pagine del Gazzettino inserite nel libro "Il pensiero colorato come ricordo" nella sala delle Colonne in municipio. La raccolta è divisa in diverse sezioni tra le quali inevitabilmente spiccano "Omaggio a Venezia" e "Il mio Cadore". «Devo dire che proprio di quegli anni tra i monti ho ricordi indimenticabili, nei disegni di questa raccolta l'anima e il pensiero si sono messi d'accordo. Lì in Cadore, in mezzo alla natura, nel silenzio e nel verde, sentivo il sussurro della felicità». A novant'anni si può essere (ancora) poeti.

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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