Filippo Turetta, gli psicologi che lo hanno seguito prima dell'omicidio di Giulia Cecchettin saranno interrogati

Il primo appuntamento, prenotato dallo stesso Filippo ad inizio settembre, si era poi effettivamente tenuto il 22 dello stesso mese

Venerdì 8 Dicembre 2023
Filippo Turetta, gli psicologi saranno ascoltati

Gli psicologi di Filippo Turetta saranno ascoltati dai carabinieri di Venezia. Lo ha deciso l'autorità giudiziaria anche per ricostruire movimenti e riflessioni del ragazzo che ha ucciso la fidanzata Giulia Cecchettin. Il primo appuntamento, prenotato dallo stesso Filippo ad inizio settembre, si era poi effettivamente tenuto il 22 dello stesso mese. Turetta a quel primo colloquio ne aveva fatti seguire degli altri, probabilmente a causa della storia che Giulia aveva voluto troncare. Gli altri appuntamenti il 3, il 17 e il 27 ottobre e poi quello del 4 novembre, l'ultimo. Era prenotata un'altra seduta, il 17 novembre, alla quale ovviamente non si è mai presentato perché era in fuga dopo aver ucciso a coltellate Giulia.  

Il segreto professionale

L'ordine degli psicologi obbliga i professionisti a mantenere il segreto professionale, tranne nei casi in cui sia una legge superiore nella gerarchia del diritto delle fonti a richiederlo. È l'articolo 11 a spiegarlo: «Lo psicologo non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate, a meno che non ricorrano le ipotesi previste dagli articoli seguenti».

E l'articolo successivo, il 12, parla proprio della testimonianza di fatti cui è venuto a conoscenza per il suo lavoro. «Lo psicologo si astiene dal rendere testimonianza su fatti di cui è venuto a conoscenza in ragione del suo rapporto professionale. Ma può derogare all’obbligo di mantenere il segreto professionale, anche in caso di testimonianza, esclusivamente in presenza di valido e dimostrabile consenso del destinatario della sua prestazione». O nel caso in cui sia il giudice a ordinarlo. 

La ricostruzione

L'obiettivo degli inquirenti è ricostruire le difficoltà relazionali e quelle legate al proprio percorso di studi di Filippo Turetta. Nei colloqui potrebbe esserci stato qualche elemento utile in fase processuale. Anche perché provare la premeditazione vorrebbe dire appaltare l'ergastolo. La difesa invece potrebbe richiedere una consulenza psichiatrica in virtù dei disturbi precedenti, per valutare eventuali sconti di pena legati a vizio totale o parziale di mente. 

 

I messaggi

Di certo quella ossessione e senso di possessività erano diventati una malattia. Di cui la stessa Giulia si era accorta (e lo testimoniano gli audio mandati alle amiche) tanto che pare sia stata proprio lei a consigliare all'ex fidanzato di farsi seguire da uno specialista. L'ultima testimonianza sono i messaggi mandati su Whatsapp da Filippo a Elena, la sorella di Giulia. «Ciao scusa, puoi far accendere il telefono alla Giulia e farglielo lasciare acceso?», scriveva Filippo. Al "no" di Elena, replicava: «Perché?! Non è giusto, non può non badarmi per tutte queste ore. Mi aveva promesso ieri che mi scriveva durante la giornata... Dille almeno che le ho scritto».

Il pellegrinaggio sulla tomba di Giulia

«Scusa Giulia se non siamo riusciti a proteggerti». È la frase scritta su un grande biglietto che da oggi spicca sulla tomba di Giulia Cecchettin, nel cimitero di Saonara (Padova). È completato da una rosa, un fiocco rosso, e un bel ritratto della ragazza 22enne che non è riuscita a vedere il giorno della laurea, uccisa per mano dell'ex fidanzato. A tre tre giorni dal funerale, la sepoltura di Giulia - a poco distanza da quella della mamma, Monica, morta in anno fa, è divenuta meta di un pellegrinaggio continuo: chi lascia un fiore, o una piantina, chi un lumino, altri un foglietto con una poesia, un pensiero pieno di amore per questa 22enne vittima di un feroce femminicido che ha scosso tutto il Paese.

Visitano in tanti il piccolo cimitero di Saonara e non ci sono solo donne - madri e figlie assieme, gruppi di amiche - ma anche giovani uomini, diversi anziani. Davanti all'aiuola della sua tomba c'è sempre un capannello di gente. La sepoltura ha preso la forma di una montagnola ricolma di fiori - ciclamini, gerbere, rose bianche, o gialle screziate - che si estendono anche ai lati. Una persona ha depositato vicino alla croce in legno semplice anche un orsetto di cioccolato con la sua carta dorata. C'è chi si inchina e sfiora con una carezza la foto della 22enne; altri si raccolgono in preghiera. Inutile nasconderlo, tra chi si fa largo per vedere la tomba di Giulia ci sono anche semplici curiosi, estraggono velocemente il cellulare, fanno una foto, e se ne vanno quasi subito. Sul cancello in ferro del camposanto, uno sconosciuto ha appeso un cartello, con un fiocco di tulle rosso ed un cuore all'uncinetto, «Per Giulia e a tutte donne uccise. Basta violenze» c'è scritto. Forse l'inizio di quel «germoglio, che darà dei frutti» auspicato dal papà di Giulia, Gino Cecchettin. 

Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 14:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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