Epidemia nella Serenissima: malati isolati e spie per gestire il contagio

Mercoledì 4 Marzo 2020
Epidemia nella Serenissima: malati isolati e spie per gestire il contagio (Foto di Michael Kopp da Pixabay)
1
Il racconto di come la Repubblica Serenissima si attivò per cercare di contrastare la devastante epidemia di peste. Il Magistrato alla Sanità assunse la gestione dei lazzaretti per garantire il tempestivo isolamento degli ammalati.

Fra il 1486 e il 1489 la Repubblica di Venezia istituì il Magistrato alla Sanità con il compito di contrastare la peste della quale non si conoscevano né origine né cura, ma si era capito che soltanto il tempestivo isolamento dei casi conclamati e di quanti avevano avuto contatti con persone e paesi contagiati poteva evitare la pandemia. Il Magistrato assunse la gestione dei due lazzaretti, creati per il ricovero degli appestati nel 1423 (Lazzaretto Vecchio), e per la contumacia dei guariti e dei sospetti nel 1468 (Lazzaretto Nuovo). L'unica strategia possibile consisteva nel bloccare subito il contagio perché, una volta divampata la pandemia, i danni economici e demografici sarebbero stati irreparabili, dunque, per individuare immediatamente i focolai interni, si ordinò ai piovani di registrare e comunicare all'Ufficio di Sanità tutti i malati e morti nelle loro parrocchie. 
 
DENUNCE SEGRETE
In una città cosmopolita come Venezia, non era facile raccogliere tempestivamente le informazioni su tutti i casi sospetti, perciò si incoraggiarono le denunce segrete, firmate e convalidate da due o più testimoni, che inizialmente vennero infilate sotto la porta del Magistrato, poi imbucate in apposite casselle di legno poste nei pressi dell'Ufficio. Dalla metà del Seicento, lungo le pubbliche vie di Venezia e della Terraferma, furono create le bocche delle denunce, bassorilievi lapidei raffiguranti il muso di un animale allegorico nella cui bocca si inserivano le lettere che cadevano nella retrostante cassetta. Il denunciante, la cui identità era coperta dal segreto, poteva essere compensato con 1/3 o 1/4 della sanzione pecuniaria inflitta al reo. In rari casi si accettarono le denuncie orbe, cioè anonime, come quella che nel1576 segnalò alcuni ministri del lazzaretto che facevano uscire e vendevano le cose infette dei ricoverati, mettendo a rischio la salute pubblica.  La prevenzione si fondò sul corretto funzionamento del sistema delle delazioni, sia di comuni cittadini, che di rappresentanti delle istituzioni. 

PUNIZIONI SEVERE
Per dissuadere da ogni trasgressione delle leggi di Sanità, il Magistrato adottò condanne esemplari: esecuzioni capitali, bando perpetuo, pene corporali e pecuniarie... Le sentenze venivano rese pubbliche sulle scale di Rialto e di San Marco, mediante la lettura a gran voce da parte del comandador dell'ufficio, posto su scalette in pietra per attirare l'attenzione della popolazione. Le esecuzioni si svolgevano dinanzi alla sede del Magistrato, nel Fondaco delle Farine, vicino alla Zecca e ben visibile da tutto il Bacino di San Marco. (L'edificio fu raso al suolo nel 1806 dalla dominazione francese per farvi i giardinetti reali). Il coinvolgimento della cittadinanza avveniva, non solo attraverso la punizione esemplare dei reati contro la salute, ma anche con l'educazione sanitaria diffusa dai piovani con il racconto della vita dei santi della peste. Dai funzionari e patrizi agli artigiani, fino ai popolani, ai mercanti e viaggiatori, tutti i cittadini veneziani potevano e dovevano divenire osservatori e denunciare il pericolo di contagio.

CONFIDENTI E SPIE
Assai più complesso fu il controllo della situazione sanitaria degli stati esteri con i quali Venezia aveva relazioni commerciali e che non avevano alcun interesse a far sapere che la peste si era manifestata dentro i loro confini, temendo l'isolamento economico che ne sarebbe derivato. Allora la Repubblica si avvalse del suo corpo diplomatico e dei capitani delle navi, ma ricorse anche all'invio di informatori scelti, cioè di spie che rilevassero la reale gravità del contagio, spesso erano dei banditi che offrivano i loro servigi per riscattare la loro colpa e poter rientrare in patria. Essendo stati condannati, avevano una copertura che li rendeva affidabili per gli altri stati e per i nemici della Repubblica. Il Magistrato alla Sanità ricorse all'invio dei suoi confidenti, ad esempio, per verificare l'insorgenza epidemica a Salisburgo nel 1553, a Mantova e a Trento nel gennaio del 1576, a Marsiglia nel 1720, prima che la pandemia dilagasse in tutta la Provenza. Le numerose operazioni di intelligence avevano per scopo il blocco delle vie di terra e di mare e l'isolamento dei paesi infetti. Grazie a queste misure, Venezia perfezionò i suoi cordoni sanitari e, dopo la peste del 1630, riuscì a tenersi indenne dalle pandemie che si manifestarono, fino a tutto il secolo XIX, in molti paesi con i quali aveva scambi commerciali.
*storica
Ultimo aggiornamento: 19:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci