Taser in dotazione ai vigili, scoppia lo scontro politico in Consiglio

Giovedì 29 Aprile 2021 di Costanza Francesconi
Un taser
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VENEZIA - Il tema del taser spacca maggioranza e opposizione  in Comune. L’ipotesi di dotazione definitiva della “pistola a impulsi elettrici” da parte della polizia locale ha diviso la Seconda  Commissione per valutare lo scenario in termini di sicurezza urbana. Tra sei mesi il Consiglio sarà infatti chiamato ad esprimersi, così che dopo la fase di sperimentazione, vengano di fatto acquistate le forniture.
“I numeri parlano chiaro: il rischio di lesioni nei soggetti fermati con il taser, così come negli agenti che l’adoperano, è nettamente inferiore a quello registrato nelle circostanze gestite con metodi tradizionali, come le armi da fuoco – sottolinea Silvana Tosi, assessora alla Sicurezza -. Se utilizzato in modo appropriato, protegge la vita. Paralizza temporaneamente la persona colpita con una scarica a bassa intensità. Contraendo tutti i muscoli del corpo – prosegue l’assessora Tosi -, permette agli agenti di finalizzare l’operazione di fermo e arresto evitando situazioni di incolumità da entrambe le parti, motivo per cui ritengo opportuno adottare questo deterrente”. 
Del tutto contrariato è il consigliere Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme). “Si tratta si una mossa ideologica e politica che come padre ha la Lega. Mi vergogno del nostro primato nella sperimentazione e di come si sorvoli sulla pericolosità oggettiva dell’uso di quest’arma”. Pronta è la risposta dell’onorevole Alex Bazzaro (Lega Salvini - Liga Veneta). “È la scelta pratica di chi parla di sicurezza attuandola, non di chi pensa alla figura del poliziotto come fine a sé stessa. Tra guardie e ladri, stiamo con le guardie. Il mondo in cui viviamo non è il “fantabosco”.
“Di morti però il taser ne ha prodotti – aggiunge il consigliere Paolo Ticozzi (Pd) -, soprattutto nei cardiopatici, in chi ha assunto droghe o alcool, o semplicemente ha compiuto uno sforzo fisico ad esempio nella fuga”. Elemento quest’ultimo rispetto a cui sia la consigliera Francesca Rogliani (Luigi Brugnaro sindaco) che il consigliere Giovanni Giusto (Lega Salvini - Liga Veneta) trovano “prioritario difendere le forze dell’ordine che mettono a repentaglio la vita di fronte ai delinquenti”. Da una prospettiva più ampia, la consigliera Giorgia Pea (Luigi Brugnaro sindaco) rileva nella procedura di sperimentazione del taser “un più generale segnale positivo dell’amministrazione che come obiettivo persegue la sicurezza. La città ha bisogno di coraggio, non di interventi buonisti”. “Decisione politica e amministrativa che tuttavia orienta i fondi – nota il consigliere Alberto Fantuzzo (Pd) -. Questo traguardo non può derivare solo da controllo e repressione. Prevenzione ed educazione sarebbero investimenti più efficaci e duraturi”.
Filo rosso fondamentale resta però la questione dell’addestramento mirato, come evidenzia la consigliera Sara Visman (M5S), “senza scadere nell’uso improprio del dispositivo”. Per fare chiarezza è intervenuto anche il comandante Marco Agostini, capo del corpo di polizia locale di Venezia. “In Italia la sperimentazione è già stata autorizzata nel 2018, partendo dai comuni sopra i 100.000 abitando, comprendendo poi i capoluoghi di provincia. Il taser è una dotazione di reparto, attribuita al servizio sicurezza urbana. Non si tratta di una scelta ideologica – chiarisce -, bensì operativa e legata alla sicurezza dei nostri agenti. Circola un altissimo numero di armi da taglio o improprie con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Per non dover piangere caduti poi, riteniamo auspicabile estendere la dotazione a tutte pattuglie di sicurezza urbana operanti sulla strada. L’effetto dissuasivo è rilevante, al punto che solo nel 20% dei casi la pistola elettrica è stata effettivamente azionata. Quanto al protocollo – prosegue il comandante -, è previsto in primis il richiamo a voce dell’operatore e una serie di avvisi. Solo se il soggetto persiste si utilizza l’arco elettrico con una mini scarica visibile. Un ulteriore avvertimento precede l’azione vera e propria. Resta vietato – conclude Agostini -, puntare l’arma nei confronti di donne incinte, soggetti evidentemente psicolabili o con difficoltà motorie, così come in situazioni di potenziale caduta a danno della persona interessata”.

Ultimo aggiornamento: 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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