Chioggia, città allagata dopo la marea: colpa delle tubature ostruite

Sabato 28 Dicembre 2019 di Roberto Perini
Chioggia, città allagata dopo la marea colpa delle tubature ostruite
CHIOGGIA - Nei giorni scorsi il centro cittadino è rimasto allagato per lunghe ore, anche dopo il calo della marea. Mentre il livello della laguna scendeva rapidamente ben al di sotto del ciglio delle rive, i punti bassi continuavano a rimanere allagati. Il disagio perdura a lungo perché l'acqua defluisce liberamente dalle calli nei canali solamente finché la marea calante discende fino al metro e 20, quota pari a quella delle banchine stagne realizzate nel contesto del progetto Insulae del consorzio Venezia Nuova. Poi tutto si blocca perché l'eliminazione dell'acqua alta ristagnante nel catino delimitato dalle rive rialzate deve essere aspirata dalle pompe elettriche collocate a valle rispetto a vari tronconi delle condotte fognarie principali.

Ma i macchinari purtroppo non ce la fanno a causa dell'insufficiente portata delle tubature, spesso ostruite da detriti. Accade, pertanto, che la compressione finisca per sollevare i pesanti sigilli di ghisa che dovrebbero assicurare la perfetta tenuta delle fognature. Come sovente accade, nelle ore successive al picco dell'acqua alta, anche nei giorni scorsi alcuni sigilli sono stati proiettati verso l'alto e sospinti fuori sede, sollevati dai liquami mantenuti sotto forte pressione dalle pompe. Ancora una volta, non appena l'acqua puzzolente ha smesso di zampillare, sono stati risistemati al loro posto da alcuni volonterosi, consapevoli del fatto che i piastroni sollevati, assai poco visibili perché semisommersi, costituiscono un serio pericolo per i passanti. E' facilissimo incespicarvi o finire con un piede in fallo, così com'è accaduto in varie occasioni.

Nei giorni scorsi, il problema si è manifestato in tutta la sua gravità soprattutto all'altezza dello sbocco di calle Airoldi in Fondamenta Canal Lombardo. Per fortuna, nel caso specifico, i sigilli sono stati costantemente presidiati e ripetutamente ricollocati al loro posto dagli equipaggi di alcuni pescherecci. Sin da quando il fenomeno comparve per la prima volta i chioggiotti auspicano la creazione di qualche condotta d'emergenza, da aprire e chiudere manualmente, in caso d'emergenza. La questione è stata anche discussa in Consiglio comunale. Le proteste sono rimaste inascoltate perché il Comune e la Veritas non possono in alcun modo violare la legge Merli, del 1976, che vieta lo scarico diretto in laguna di tutte le acque meteoriche, compresa quella di mare. La norma stabilisce che lo smaltimento debba avvenire esclusivamente attraverso l'unico tubo che collega i rioni insulari al depuratore urbano che si trova a Val da Rio, non lontano dal raccordo della Romea. In parole povere, solamente il Parlamento ritoccando la legge potrebbe consentire la creazione dei tanto auspicati sfoghi, utili a risolvere il problema.
Roberto Perini
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci