Udine. Il pronto soccorso scoppia, attese anche di 5 ore. I sindacati: «Insostenibile, serve una riorganizzazione»

Una situazione esplosiva in cui anche i rappresentanti dei medici temono una nuova ondata di dimissioni

Mercoledì 21 Dicembre 2022 di Camilla De Mori
Il pronto soccorso di Udine preso d'assalto

UDINE - Scoppia il Pronto soccorso dell'ospedale di Udine, punto di riferimento per l'intero Friuli. Anche lunedì sera, come una settimana fa, come denunciano Stefano Bressan della Uil Fpl Fvg e Afrim Caslli del Nursind Udine, «si sono raggiunti i cento accessi». Anche ieri sera verso le 18 le persone in carico erano 90 (con 6 codici rossi), di cui 35 in attesa, con tempi stimati anche di 5 ore per 25 codici azzurri. Come spiega Caslli, per far fronte al sovraffollamento, in mancanza di un piano apposito, pure chiesto a più riprese dagli infermieri, «si sta applicando il Piano di emergenza per massiccio afflusso di feriti (Peimaf), che richiede anche il comando in servizio» del personale. Una strategia che, ricorda il Nursind, di norma viene adottata per maxi-afflusso di feriti per lo più con problemi chirurgici e ortopedici e che in questa situazione ancora non è riuscito a tamponare il problema, con il risultato che «si stanno solo ammassando pazienti in Pronto soccorso con tutte le conseguenze del caso». Prime fra tutte la creazione di «un imbuto», visto che manca «il posto dove mettere le persone in attesa di esami» e quindi, a cascata, la «mancanza di barelle» e di spazi fisici dove visitare i nuovi casi e le attese «che si allungano a dismisura».

I sindacati lamentano il fatto che questa settimana non siano stati aperti i posti-tampone in Medicina d'urgenza (erano 9 quella scorsa), «ma adesso avendo occupato questi posti per la Cardiologia non si è potuto sfruttare questi spazi», sostengono Uil e Nursind. Ma l'Azienda è corsa ai ripari: da oggi in Day hospital saranno aperti dei letti per i ricoveri medici e dalla prossima settimana saranno assicurati altri 20 posti per post-acuti.

«Serve un piano di riorganizzazione»

«C'è un piano, discusso anche oggi in unità di crisi - faceva sapere ieri il direttore generale di AsuFc Denis Caporale -, che prevede la conversione urgente da domani (oggi ndr), di alcune attività di day hospital in posti letto a supporto delle degenze mediche nell'attesa di aprire la settimana prossima 20 posti letto per pazienti post acuti».
«La situazione va risolta con un piano di riorganizzazione - sbotta Bressan -. Gli operatori sono allo stremo e non possiamo permetterci di perdere ulteriori forze, perché sappiamo quanto sia difficile reclutare personale». Per questo, Uil e Nursind, aggiunge Caslli, hanno chiesto «un incontro urgente con il direttore generale e il direttore sanitario per capire le intenzioni dell'azienda. A gennaio, dopo le feste, infatti, i numeri aumenteranno». Il sindacato degli infermieri lamenta una situazione «insostenibile. Purtroppo dopo le varie ondate di Covid viviamo ancora situazioni di sovraffollamento in Pronto soccorso. Questa volta, però, non solo nel reparto Covid (che tra l'altro vede ancora oggi persone che attendono il ricovero per 3-4 giorni e più) - sostiene il Nursind - ma anche in Pronto soccorso non Covid, dove ormai le persone attendono il posto dalle 24 ore in su».

Si teme un'ondata di dimissioni

Una situazione esplosiva in cui anche i rappresentanti dei medici temono una nuova ondata di dimissioni. «Questo è peggio di altri anni, anche peggio del periodo della pandemia, quando la gente andava meno in giro», dice Lorenzo Iogna Prat, presidente regionale Simeu, che la scorsa settimana si era detto preoccupato dal rischio di vedere di nuovo la coda di ambulanze fuori dal Pronto soccorso, come nel novembre 2020. «C'è un grosso problema di iperafflusso di persone che hanno bisogno di ricovero per patologie non risolte sul territorio. Il sistema è pesantemente fiaccato, con organici ridotti e personale molto stanco. Con l'avvicinarsi del picco influenzale, fra fine dicembre e inizio gennaio, stiamo andando dritti verso il collasso. Il vero rischio è la defezione dei professionisti che stanno reggendo il sistema». E, secondo lui, non basteranno i gettonisti dell'emergenza che dovrebbero rispondere al tam tam entro fine anno. «Non potranno risolvere il problema, anche perché sono molto pochi. Il fatto che poi non abbiano vincoli gerarchici è molto disfunzionale». 

Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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