Udine, ballottaggio Fontanini-De Toni. L'ex rettore: «Non basta una sfilata di ministri, qui contano le persone»

Il sindaco uscente: "Sono arrivato primo e sono contento. Udine è orientata a sinistra, non era facile farcela subito"

Martedì 4 Aprile 2023 di C.D.M.
Udine, ballottaggio Fontanini-De Toni. L'ex rettore: «Non basta una sfilata di ministri, qui contano le persone»

UDINE - A scegliere il primo inquilino di Palazzo D'Aronco sarà il ballottaggio. Lo ha sentenziato l'esito del primo turno di ieri, che ha visto primeggiare il sindaco uscente Pietro Fontanini, sopra il 46%, seguito da presso dallo sfidante Alberto Felice De Toni, che, a sezioni quasi tutte scrutinate, si aggirava intorno al 39%.

Reduce dal bagno di folla di venerdì in piazza XX Settembre, per i leader nazionali del centrodestra calati in città per la chiusura della campagna elettorale sua e del presidente della Regione (riconfermato) Massimiliano Fedriga, Fontanini si dice pronto alla sfida bis. Il traino delle Regionali, evocato a più riprese in campagna elettorali, non gli è bastato. La distanza dai risultati ottenuti dal centrodestra e da Fedriga in Regione, secondo lui, si spiega con il fatto che Udine è «una città più orientata a sinistra» e che quindi centrare l'obiettivo al primo turno non era facile. «Sono arrivato primo, a un soffio dal superare il 50 per cento - tiene a rilevare Fontanini -. Andremo al ballottaggio. Guardo a queste due settimane che ci separano dal secondo turno con fiducia. Continuerò a incontrare i cittadini, a spiegare quello che ho fatto e quello che voglio fare». Anche l'ex rettore si prepara alla pugna, rispolverando pure la frecciata sui «visitors». «La coalizione di Fontanini pensava che bastasse portare in città una sfilata di ministri, ma qui si vota per il sindaco e le dinamiche nazionali passano in secondo piano rispetto alle persone chiamate ad amministrare la città. A Udine c'è voglia di cambiamento». «Fontanini e i suoi erano convinti di vincere al primo turno. Questo non è stato e da domani ricominceremo a lavorare per arrivare a vittoriosi al ballottaggio», aggiunge. Il suo obiettivo è portare al secondo turno di votazione del 16 e 17 aprile «sempre più persone».


I PRECEDENTI
Le urne hanno visto esprimersi poco più della metà della popolazione (il 54%), con 43.499 elettori su 80.650 aventi diritto. Rispetto a 10 anni fa (quando però gli aventi diritto erano 79.212) si sono persi per strada più di sei punti percentuali di affluenza e oltre 4mila votanti (nel 2013 al primo turno fra Honsell, Ioan e altri 4 candidati, si erano espressi 47.978 udinesi, il 60,57%). Al voto sono andati 2.431 elettori in meno anche rispetto al primo turno del 2018, quando si erano espressi 45.930 udinesi: allora Fontanini aveva raccolto il 41,49 per cento dei consensi (18.619 voti) contro il 35,86 per cento di Enzo Martines, campione del centrosinistra (che aveva totalizzato, al primo turno, 16.095 preferenze). La coalizione di centrodestra che sosteneva Fontanini (che nel 2018 vedeva schierate Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Identità civica e Autonomia responsabile) aveva raggiunto il 42,98 per cento e 15.477 preferenze. La coalizione di centrosinistra, invece, aveva totalizzato il 35,83 per cento dei consensi con 12.877 voti. In totale i candidati sindaco erano sette (nel 2018 aveva corso anche Stefano Salmè che allora aveva preso 1.208 preferenze, il 2,69%). La Lega era risultato il primo partito con il 21,64% e oltre settemilasettecento voti (il più votato fra i candidati consiglieri era stato Mario Pittoni e il secondo Maurizio Franz), il Pd il secondo con il 19,99% (campione di preferenze fra i candidati consiglieri era stato Alessandro Venanzi, con 1.037, seguito a larga distanza da Cinzia Del Torre con 367). Forza Italia aveva raggiunto 7.186 voti e il 9,66% (recordman del partito Giovanni Barillari con 483 preferenze personali), mentre il Movimento 5 Stelle ne aveva totalizzati 3.197, con l'8,89%. Fratelli d'Italia era solo al dodicesimo posto con 882 voti e il 2,45%.

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