«Narcotizzata e stuprata»: ma la studentessa 16enne si era inventata tutto

Lunedì 11 Marzo 2019 di Roberto Ortolan
«Narcotizzata e stuprata»: ma la studentessa 16enne si era inventata tutto
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TREVISO - «Mi hanno narcotizzata e mentre ero incosciente mi hanno stuprata nel sottopasso della stazione ferroviaria», erano quasi le 8 sabato, quando una studentessa 16enne, che studia a Treviso, ha lanciato l'allarme, facendo accorrere gli agenti di Polfer e Volanti. Subito nelle mente degli investigatori è tornato il ricordo dello stupratore Julio Cesar Zuluaga Aguirre che, a fine ottobre 2011, nello stessom luogo, stuprò una studentessa che stava andando a fare un esame a Padova. I poliziotti si sono precipitati ma hanno subito capito che c'era qualcosa che non quadrava nel racconto della 16enne. «Un ragazzo di colore - ha spiegato con una calma glaciale, quasi stesse parlando in terza persona - mi ha afferrata e narcotizzata. Ho perso i sensi per alcuni minuti. Quando mi sono svegliata ho subito pensato d'essere stata stuprata».
 
I DUBBI
Un racconto troppo dettagliato, quasi non fosse la testimonianza della vittima. E così sono nati i primi dubbi. È subito emerso che la 16enne non poteva essere stata aggredita a scopo di rapina perché non le era stato rubato nulla. «Non aveva un capello fuori posto - l'altro dubbio - e anche i vestiti le stavano addosso come appena usciti dalla stireria. Una vittima di stupro non poteva essere così in ordine». Ma gli investigatori, mentre accompagnavano la ragazza in ospedale per gli accertamenti medici e poi in questura, non hanno fatto vedere le proprie perplessità.

IL CROLLO
In questura, con la scusa di ricostruire meglio la presunta aggressione, una investigatrice dell'ufficio violenze di genere si è occupata della 16enne. Sentiti i medici, c'era la certezza che non era stata violentata. Poi la poliziotta si è fatta nuovamente raccontare l'aggressione, provando a farle descrivere il fantomatico uomo di colore. E nello stesso tempo incalzandola con domande sulla dinamica del fattaccio. Poi l'investigatrice ha iniziato a metterle davanti agli occhi le incongruenze e le contraddizioni del racconto. La 16enne, inizialmente, ha cercato di spiegare le falle, ma poi è improvvisamente crollata. Troppo evidenti le illogicità. Si così è sciolta in un lungo singhiozzo liberatorio terminato nella confessione: «Sì, è vero mi sono inventata tutto. Nessuno mi ha aggredita e tantomeno stuprata». E tutti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: non c'era nessun maniaco da cercare. Caso risolto a tempo di record dai poliziotti. Anche se il caso di aggressione e stupro si era trasformato in una simulazione di reato. Nelle prossime ore del caso si occuperà la Procura dei minorenni di Venezia che deciderà se procedere nei confronti della studentessa kosovara. Da quanto filtrato, per ora, si procede con l'ipotesi d'accusa di simulazione di reato. Ma l'accusa potrebbe anche cadere.

IL MOVENTE
Nemmeno dopo aver ammesso la bugia, la 16enne ha voluto spiegare, dare una motivazione alla finta aggressione sessuale. Per questo, in tempi brevi, sarà seguita da psicologi che cercheranno di capire il movente del suo malessere, per individuare le radici del problema e possibilmente risolverlo. Da quanto emerso dai primi accertamenti la 16enne è una ragazza all'apparenza introversa e che forse ha bisogno di maggiore attenzioni per sentirsi completamente accettata nella comunità giovanile che frequenta per studio o divertimento. Ma è solo una prima ipotesi visto che la psiche e la sensibilità delle persone possono spesso innescare reazioni inattese. Basti pensare che, nemmeno un anno fa, in un'altra regione accadde un episodio simile e si scoprì che una 15enne s'inventò d'essere stata aggredita solo per saltare un compito di matematica.
Roberto Ortolan
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