Addio Ettorina Arman, la regina delle osterie di Treviso. Ha passato 60 anni dietro al bancone

Venerdì 22 Gennaio 2021 di Elena Filini
Addio Ettorina Arman, la regina delle osterie di Treviso. Ha passato 60 anni dietro al bancone


TREVISO Esisterà, da qualche parte, un Dio degli osti. E se esiste, avrà riservato un posto d'onore a Ettorina Arman. Lei come nessuno (o quasi) aveva saputo declinare l'idea materna di accoglienza e ospitalità e farne paradigma. Ti guardava con quegli occhi verde grigio da gatta da dietro gli occhiali e sapevi che aveva già capito tutto: la gioia o la pena. Per ogni stato d'animo un rimedio: dall'insalata russa ai vovi duri, dai cantuccini col finocchio che preparava per Natale al baccalà. Per lei l'osteria non era un luogo, ma un'idea. Così quando dopo 60 anni di onorato servizio lasciò il bancone di Arman, l'osteria si spostò a casa sua.

Avrebbe compiuto 90 anni il 12 aprile. Nata sotto il segno dell'Ariete. Caparbia, diretta e sincera, ha chiuso gli occhi ieri mattina intorno alle 8,30 nel letto della residenza Israa di Santa Bona, fedele all'intimo motto di riservatezza che ha guidato al sua vita. Una cartella clinica che pareva un romanzo, dal carcinoma mammario a quel tumore fermo ai polmoni, dal cambio della valvola mitralica 10 anni fa al cuore che aveva ripreso a fare le bizze. Aveva perso l'uso delle gambe. Per questo aveva scelto il ricovero. Non voleva essere di incomodo a nessuno. Nè ai cari parenti, nè alla schiera di amici storici e fedeli. Quasi tutti ex clienti. Si era difesa perfettamente dal Covid. E aveva ricevuto il primo vaccino. A farle stampare il suo bel sorriso in volto era l'attesa della festa per il suo compleanno, leitmotiv a cui aggrapparsi nei giorni di solitudine imposta dalla pandemia. Ma il Dio degli osti aveva altri piani.


LA STORIA

In principio fu Iseppo Arman, bisnonno di Ettora, trasferito da Col San Martino in città. E' il 1872. Poi, dopo alcune gestioni diverse, anche i suoi genitori arrivarono città. Sotto il locale, sopra l'abitazione. E' così che a 15 anni, Ettorina trova il luogo che per lei diventerà in poco tempo casa, piazza, professione e passione. Nel 1963 si sposa. Ma con Gino Sartorello trascorre 20 mesi soltanto. Precocemente vedova, ritorna in via Manzoni e dal 1986- dopo la morte dei genitori e della sorella Effa- prende da sola le redini dell'osteria. Segue un ventennio in cui si cimentano relazioni, Arman diventa la prima galleria d'arte della città, si stringono amicizie. Ad amministrare sentimenti e conforti è sempre lei, paziente e ferrea quando serve. Quando poi nel 2000 viene consigliata dai medici di dedicarsi alla sua salute e lascia il locale in gestione a Stefano Zanotto, nasce (a pochi metri di distanza, nella sua nuova abitazione con l'amato terrazzo di fronte alla chiesa i San Francesco) Ettorina 2.0, l'osteria nel salotto di casa, meta del caffè o dell'ombra settimanale nei giorni di mercato. Tre anni fa un nuovo importante scompenso cardiaco le fa capire che anche questa fase della vita si avvia al congedo. Ed Ettora sceglie di essere seguita in una residenza per anziani. 


IL CORDOGLIO

Oggi a piangerla tra gli amici più cari Francesco Calia di Pinto, chirurgo che l'aveva operata nel 2003 al seno e che, nel tempo era diventato una presenza fidata. «E' stata una morte improvvisa. Che, nonostante l'età, lascia grande dolore. Ogni mattina passavo per il caffè prima di andare in ospedale. Rito che era stato sostituito dalla telefonata quotidiana. Ci siamo sentiti mercoledì come sempre. Gli affetti e le telefonate alleviavano le difficoltà del momento: per lei l'impatto psicologico del Covid è stato duro perchè a mancarle era la presenza fisica delle persone care. Per me era diventata una figura quasi materna». Il nipote Giuliano, 52 anni, sta mettendo in fila i suoi desiderata per realizzare le sue ultime volontà. «Aveva chiesto che i funerali si svolgessero a Santa Maria Maddalena e di poter essere cremata e poi tumulata insieme al marito, nel cimitero di Spercenigo. Desideriamo che la zia sia ricordata come persona di una generosità e un'umanità rara e indiscriminata». 


I funerali si terranno martedì alle 15 a Santa Maria Maddalena. Gli amici stanno preparando un saluto corale. E nelle loro parole, il calore di quella casa, della sua compagnia e di quel pellegrinaggio quotidiano di persone e storie a cui lei non ha mai negato ascolto e conforto. «Senza amici, che vita è?» ripeteva la Ettora. La ricorderemo così. Nel gesto semplice e naturale di versare bollicine dentro ad un calice trasparente. 

Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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