Stop alle visite in casa di riposo per il virus, Mansueto e Loretta si lasciano morire

Domenica 17 Maggio 2020 di Annalisa Fregonese
Mansueto Mafchi, 97 anni, di Cimadolmo dopo la sospensione delle visite in casa di riposo ha iniziato a rifiutare il cibo fino a morire
CIMADOLMO - Quando la tristezza diventa malattia. Quando non poter vedere dal vivo i volti dei propri cari si trasforma in un dolore profondo, che pian piano conduce alla morte. Non causata dal coronavirus, ma di sicuro per il coronavirus. È la condizione di tanti anziani che si sono lasciati andare pian piano, sconfortati dalla solitudine, dall'assenza del calore dei propri familiari, incolmabile nonostante l'impegno degli operatori sanitari. È accaduto a Mansueto Marchi, 99 anni, l'ultimo maestro artigiano del giunco di Cimadolmo, ospite di una casa di riposo. E lo stesso è successo a Loretta Dus, 97 anni, residente a Ghirano di Prata, appena al di là del confine con la provincia di Treviso, ricoverata in una struttura per lungodegenti a seguito di una frattura. Dove, seguito della quarantena, le visite dei familiari sono state sospese. 
CORDOGLIO
Mansueto Marchi era conosciutissimo, non solo a Cimadolmo. Nel 1969 fu uno dei protagonista della storica assemblea generale di 102 artigiani dell'opitergino-mottense. Da quell'assemblea fu vi la rifondazione dell'associazione mandamentale dell'artigianato, divenuta poi Confartigianato Oderzo-Motta. Era un ragazzo del 1920, combattè la seconda guerra mondiale nella brigata Sassari. Era uno degli ultimi artigiani che sapevano lavorare a mano i giunchi, quei sottili ramoscelli ricavati dal Sacile, con i quali s'intrecciano cesti e cestini. Una vita quella di Mansueto Marchi trascorsa sempre fra la gente, il contatto umano per lui era indispensabile. Era ospite della casa di riposo Luigi Augusta di Roncadelle dove si trovava bene, grazie frequenti le visite dei familiari. «Ricordo l'ultima volta che lo andai a trovare dice commossa la nipote Germana Bonotto -. Era lucidissimo, con la battuta pronta. Arrivò l'emergenza del coronavirus e noi familiari non potemmo più accedere alla casa di riposo. Giustamente per tutelare la salute degli ospiti. Ma non so quanto il nonno abbia compreso circa la gravità dell'emergenza. Spesso, durante la settimana, dalla casa di riposo si collegavano in video chiamata con noi familiari. Con mia mamma e con gli altri suoi figli. Potevano vedersi e salutarsi con il telefonino. Ma al nonno è mancata moltissimo proprio la nostra presenza fisica. Ha cominciato ad avvilirsi, a rifiutare il cibo». Come una pianta che ha necessità delle cure fisiche, così per quest'anziano erano vitali le voci e i volti reali. Lui, uomo del secolo scorso, non era certo un nativo digitale. 
DISTANZA FATALE
La tecnologia che ha tanti ha permesso di tirare avanti in questi mesi, per Mansueto Marchi non era sufficiente e si è lasciato spegnere. «Alla nostra terra viene oggi a mancare un altro pezzo di storia, che per come ha vissuto Mansueto Marchi certo non è passato inosservato dice commosso il sindaco Giovanni Ministeri -. Le nostre vite si sono intrecciate diversi anni fa proprio come i giunchi che era così abile a lavorare a mano e che lo hanno reso precursore di quest'arte. Quello che oggi fa male è non poter essergli stati accanto a confortarlo nel momento del trapasso. L'intero paese gli è vicino con il pensiero e con il cuore. Le mie più sentite condoglianze vanno alla famiglia e alla nipote Germana Bonotto, già consigliera comunale, in questo momento siamo legati dalla stessa mancanza». Il saluto a Mansueto Marchi sarà dato martedì alle 15.30 in cimitero a Cimadolmo. Simile la vicenda di Loretta Dus, 97 anni. Una signora in gamba, viveva sola a Ghirano di Prata, in provincia di Pordenone, lucida ed autonoma. Fino a quando lo scorso 17 marzo non è caduta fratturandosi il femore. Portata all'ospedale di Pordenone, venne operata. «Grazie ad una infermiera ricorda la nipote Lucia il giorno dopo l'operazione riuscimmo a parlarle al telefono. Poi più nulla. Mia zia venne trasferita a Sacile in una struttura per lungodegenti ma non siamo mai riusciti a parlarle. Avevamo solamente contatti con il personale della struttura che ci aggiornava sul suo stato di salute e basta». Anche per Loretta Dus, l'assenza del contatto umano si è rivelata fatale. Per lei, donna molto impegnata nel sociale, ex consigliere comunale, non potersi rapportare con le persone care è diventata una sofferenza insostenibile. Tanto da indurla a rifiutare il cibo ed a lasciarsi spegnere. Ora riposa nel cimitero di Ghirano. 
Ultimo aggiornamento: 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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