TREVISO - Quasi mille euro in più all’anno, se c’è l’impegnativa: il secondo balzo più grande in Veneto.
Il quadro è stato fatto dai sindacati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp del Veneto. Nel 2023, per dare una misura, la spesa superava di poco i 1.800 euro al mese con l’impegnativa. Adesso, invece, arriva a sfiorare i 1.900 euro al mese. Parallelamente, senza impegnativa prima si spendeva quasi 2.660 euro al mese. Mentre attualmente si è saliti a poco meno di 2.790 euro al mese. Una famiglia che costi deve quindi prevedere oggi per la casa di riposo? Il conteggio è presto fatto: 23mila euro all’anno con l’impegnativa e 34mila euro all’anno senza. Il tutto a fronte di un reddito medio dei pensionati trevigiani che si aggira sui 24.200 euro all’anno per gli uomini e sui 16.400 euro all’anno per le donne.
I RICORSI
Non a caso alcune famiglie hanno presentato dei ricorsi al Tar per chiedere che sia il municipio a pagare tutta la retta. Il Comune di Maser, ad esempio, è già stato obbligato dal Consiglio di Stato a saldare l’intera differenza tra l’Isee e la retta per una donna non autosufficiente, invalida al 100%, accolta nella casa di riposo Umberto I di Montebelluna. I giudici hanno chiarito che deve fare fede solo l’Isee della persona e che i Comuni non possono inserire tetti massimi e neppure considerare proprietà immobiliari o altre entrate per calcolare la compartecipazione. E a Breda c’è un ricorso simile pendente al Tar. Se le richieste dovessero moltiplicarsi, i bilanci dei municipi richiederebbero di saltare. Senza contare i ricorsi delle famiglie con persone affette da Alzheimer o demenza senile per far passare la retta interamente a carico del servizio sanitario. L’Israa di Treviso ne registra uno in questo senso.
QUOTA SANITARIA
A proposito della quota sanitaria delle rette, l’Usl della Marca ha appena stanziato oltre 99,9 milioni per il 2025 per persone anziane non autosufficienti. Ci sono complessivamente 2,7 milioni in più rispetto all’anno scorso. «Andremo a erogare qualcosa in più per rispondere al meglio a tutte le necessità - conferma il direttore generale Francesco Benazzi - spendendo tutte le risorse disponibili». Le impegnative di residenzialità nel trevigiano sono poco meno di 5mila (comprese 2.120 nel distretto di Treviso, 1.280 in quello di Pieve di Soligo e 1.270 in quello di Asolo). Ma le stime dicono che sono oltre 2mila gli anziani in lista d’attesa. La conferma arriva anche dal fatto che i centri servizi sono costretti a respingere una serie di domande: nell’immediato vengono rinviate anche l’80% delle richieste.
I SINDACATI
Per quanto riguarda le rette è vero che i centri servizi devono sopportare maggiori costi per l’aumento dei prezzi. Ed è altrettanto vero che non è tutto uguale: ogni casa di riposo ha le proprie tariffe, che variano anche in base alla sistemazione, se in stanza singola, doppia e così via, e che possono comprendere o meno tutta una serie di servizi. Ma alla fine l’aumento medio delle rette pagate dalle famiglie è un dato oggettivo. «I tanto temuti aumenti delle rette nelle case di riposo - spiegano i sindacati - si concretizzano con rincari che rendono sempre più difficile la vita degli anziani non autosufficienti ospitati nelle strutture e delle loro famiglie. Ci sono salassi che molte persone non possono affrontare».
«Sono molti gli interventi e i provvedimenti che chiediamo da tempo alla Regione – specificano Nicoletta Biancardi, Tina Cupani e Debora Rocco, segretarie generali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto - per prima cosa è necessario aumentare il numero delle impegnative di residenzialità per anziani non autosufficienti, in maniera da coprire l’intera platea dei potenziali beneficiari, visto che ne è escluso circa il 15% degli ospiti. E chiediamo anche di rivedere la decisione di adottare una unica impegnativa del valore di 52 euro giornaliere e quella di 57 euro giornaliere individuando, invece, più impegnative commisurate, come valore economico, al grado di gravità del non autosufficiente».