Il sacrificio di un padre: focolaio tra i "suoi" anziani, Marco rinuncia ad abbracciare il figlio appena nato

Domenica 16 Gennaio 2022 di Mauro Favaro
Marco Tappari, presidente della casa di riposo Villa Belvedere

CROCETTA - Abbandonato sulla sedia, stanco, con le braccia sulle ginocchia e lo sguardo basso per riprendere fiato dopo una giornata estenuante. Con la consapevolezza che a casa almeno per un po' non troverà nessuno. Nemmeno il figlio di appena 18 giorni. Ma anche con la determinazione di chi non molla nella battaglia contro il Covid. Lui è Marco Tappari, 45 anni, presidente della casa di riposo Villa Belvedere di Crocetta del Montello. È stato fotografato così alla fine della giornata che ha segnato il ritorno del coronavirus nel centro per anziani. Sono risultate positive 17 persone: 10 ospiti e 7 operatori. Tutti vaccinati con la terza dose. Al momento solo un ospite ha un po' di tosse. Inevitabilmente, però, sono scattati nuovamente gli isolamenti. Sia nella struttura, che ha bloccato le visite dei familiari a tempo indeterminato, che a casa. «Mia moglie si è temporaneamente trasferita da sua madre assieme ai bambini. È necessario evitare qualsiasi rischio, in particolare per il piccolo nato lo scorso 30 dicembre - spiega Tappari - non ho potuto godermi appieno i primi giorni di vita di mio figlio. Dobbiamo affrontare un nuovo focolaio in casa di riposo. Per fortuna, però, le cose sono profondamente diverse rispetto a un anno fa. I vaccini funzionano. Le persone contagiate ad oggi non hanno sviluppato la malattia».
Ma i protocolli riguardanti gli isolamenti sono gli stessi di un anno fa.

Come le difficoltà organizzative. La foto rubata al presidente mentre si prende una pausa a fine giornata ha colpito lo stesso personale di villa Belvedere. «L'uomo, sfinito, seduto nel salone deserto per gli isolamenti causa Covid, è diventato papà da pochissimi giorni - è il messaggio che accompagna lo scatto condiviso sui social - quasi contestualmente anche qui in casa di riposo si è riaffacciato il Covid. E quindi tutti noi, lui compreso, siamo potenzialmente a rischio, per noi stessi e per gli altri. Pertanto sacrifica i propri affetti più cari, la famiglia, per tutelare i fragili, siano essi anziani o neonati». «Rappresenta benissimo la condizione in cui tutti noi operatori sanitari e sociosanitari viviamo da due anni a questa parte si continua quest'uomo è un bell'esempio di come approcciamo alle nostre mansioni, sentendo tantissimo la responsabilità che il nostro lavoro comporta, dentro e fuori la casa di riposo. È un bellissimo esempio del sacrificio del bene del singolo in funzione del bene collettivo. Ha un incarico politico. Non è un dipendente della struttura. Eppure c'è, è con noi, sempre, nei momenti belli come in quelli più difficili. È il presidente di un'Ipab ed è, per tutti noi, il miglior esempio di cosa vorremmo che fosse la politica».

EFFETTO OMICRON
Il coronavirus ora è tornato a correre in molte case di riposo. Ad oggi sono quasi 200 i positivi nelle 54 strutture del trevigiano, tra anziani e operatori. «C'è un aumento esponenziale dei casi dovuto alla variante Omicron conferma Roberto Rigoli, direttore sociosanitario dell'Usl, per oltre un anno in prima linea contro l'epidemia come direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i laboratori del Veneto la differenza rispetto al passato sta nel fatto che tra questi 200 ci sono pochissimi ricoveri in ospedale. E la mortalità al momento è pari a zero. È un aspetto fondamentale. Senza le vaccinazioni sarebbe una nuova strage».
Villa Belvedere conta in tutto 130 ospiti. Nel corso dell'epidemia è già stata pesantemente colpita dal Covid. Alla fine del 2020 erano mancati 18 anziani risultati positivi in seguito al primo focolaio scoppiato il 21 ottobre dello stesso anno. In quel periodo la casa di riposo era arrivata a registrare un picco di 92 contagiati: 68 anziani e 24 operatori. La struttura di Crocetta adesso si torna in trincea. Il virus fa paura anche oggi. Ma in modo diverso. «I vaccini si stanno rivelando importantissimi. Se fossero arrivati tre mesi prima rispetto alla fine del 2020, le cose sarebbero potute andare diversamente con il primo focolaio sottolinea Tappari attualmente il problema maggiore riguarda l'aspetto organizzativo. L'assenza di una serie di operatori rende difficile la copertura dei turni. Se mancassero altri due infermieri, non sapremmo dove andarli a trovare. Oltre a chi è positivo, poi, vanno considerate anche le assenze di chi ha figli a loro volta contagiati dal Covid. In teoria potrebbero lavorare, ma i bambini piccoli ovviamente non possono essere lasciati da soli».
E così l'emergenza sembra non conoscere fine.
 

Ultimo aggiornamento: 16:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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