VILLORBA «Lasciato in giardino, senz’acqua, sotto il sole cocente di inizio luglio, quando il termometro segnava 38 gradi». Rey, un cagnolone di 6 anni è morto per un colpo di calore dopo essere stato affidato alla dog sitter di Villorba. La stessa che un anno prima aveva fatto cremare il bassotto Nina a insaputa della proprietaria, senza nemmeno avvisarla che la bestiola era mancata. Fioccano le segnalazioni di quattrozampe deceduti in circostanze sospette mentre erano sotto la custodia della 30enne di Villorba o recuperati in condizioni pietose dal suo giardino. Ed emerge un’altra denuncia a suo carico, ora al vaglio degli inquirenti. «Sul caso si è mossa anche la politica: l’onorevole Eliana Longi (FdI) invoca la riapertura dell’inchiesta, archiviata dal gip di Treviso per l’impossibilità di accertare le cause della morte del bassotto e l’eventuale nesso con la condotta dell’indagata. «Se la Procura non lo farà, provvederemo attraverso la commissione parlamentare d’inchiesta» promette la parlamentare, componente della Commissione bicamerale ecomafie e membro dell'intergruppo parlamentare per i diritti degli animali. Il nuovo caso, peraltro, la toccata da vicino perché il cane deceduto appartiene al suo compagno.
Stessa sorte
Dopo il racconto di Stefania Guadagna, la 59enne padrona del bassotto ridotto in cenere, altri proprietari si sono fatti avanti, segnalando situazioni simili. Casi che fino a pochi giorni fa avevano considerato come isolati, come tragiche fatalità. E che adesso, però, se osservati insieme, gettano un’ombra sull’operato della giovane dog sitter. Sono tre finora le morti sospette: il bassotto Nina, nell’estate 2023, il Bulldog francese deceduto due settimane prima e Rey, mancato lo scorso luglio. A cui si aggiungono altrettanti casi di animali riaffidati ai proprietari in condizioni precarie: uno traumatizzato, un altro con gravi disturbi intestinali e un altro ancora visibilmente deperito. Più di qualcuno ha raccolto l’appello lanciato da Stefania e dalla sua avvocata Ilaria Pempinella, che dalle pagine di questo giornale avevano chiesto ad altri proprietari di farsi avanti in caso di circostanze analoghe. «È successo anche al mio Golden Retriever - racconta Umberto Davide Pecoraro, 48enne di San Pietro di Feletto -. Glielo avevo affidato il 7 giugno per un viaggio di lavoro. Il pomeriggio successivo mi ha chiamato disperata dicendo che il cane era morto. Lo aveva trovato accasciato in giardino. Si è offerta di provvedere alla cremazione e di farmi avere le ceneri». Malgrado lo choc, Umberto Davide ha avuto la lucidità necessaria per affrontare la situazione. «Ho fatto portare il corpo all’Istituto di Zooprofilattica delle Venezie - spiega -. Volevo fare l’autopsia per capire di cosa era morto. Non riuscivo a capacitarmene: fino al giorno prima stava benissimo. Per noi era parte della famiglia: lo avevo regalato a mia figlia di 13 anni». Al cane è stato fatale un colpo di calore, che gli ha fatto collassare un polmone. Un colpo durissimo per il padrone, a cui la dog sitter non aveva dato spiegazioni e anzi risultava sfuggente: «Non rispondeva più. Adesso chiedo giustizia». Soltanto i genitori avevano provato a mediare, dicendo che stava attraversando un periodo difficile. Ma il 48enne vuole vederci chiaro, motivo per cui due mesi fa ha presentato una denuncia ai carabinieri. «Se ci fossero altre segnalazioni ci difenderemo nelle sedi opportune - afferma l’avvocato Guido Galletti, legale della dog sitter -. Il procedimento legale relativo alla morte del bassotto è stato archiviato: il gup ha rilevato che non c’era nulla di penalmente rilevante nella condotta della mia assistita».
L'azione parlamentare
Intanto l‘onorevole Longi promette «un intervento nelle sedi opportune per fare luce su questa vicenda e accertare ogni responsabilità dei soggetti coinvolti». Non solo: sta lavorando a una proposta di legge per regolamentare l’attività dei dog sitter. «Sono troppi in Italia i casi di morti accidentali e sospette - conclude -. È arrivato il momento di definire un percorso formativo e certificato per lo svolgimento di una professione che non può più essere lasciata al caso».