Il grande cuore di Anna, dal dolore più grande alla nascita dell'Advar

Domenica 19 Marzo 2023 di Elena Filini
Anna Mancini Rizzotti

TREVISO - Anna Mancini Rizzotti ha 80 anni. Il tempo, certo, l'ha cambiata. Ma il carattere quello no. La determinazione neanche. È rimasta Anna campo di grano dalle idee limpide. Che forse quel dolore enorme, la perdita di Alberto, l'uomo della sua vita a 48 anni, ha reso ancora più salde. Sulle note di Beethoven e del Triplo Concerto, prende il via questa storia. Non è una biografia, è il racconto in forma di conversazione della vita di Anna Mancini Rizzotti, fondatrice e anima di Advar, a firma di Elena Carraro. «Il libro è nato in modo inaspettato.

Da una forma di sintonia con Elena Carraro, amica e fisioterapista alla Casa dei Gelsi, che con rispetto e leggerezza mi ha chiesto di raccontare la mia storia. Mi sono fermata e inaspettatamente ho detto sì».

IL PERSONAGGIO
Il suo mantra è la necessità di trasformare il dolore in bene, in forza attiva, in amore. E la sua storia inizia durante la Guerra, nella campagna bresciana. «Mia tachelin, mi chiamava il nonno». Anna campo di grano per il colore dei capelli. C'è la malattia del padre, il primo incontro con il tumore. Poi, a Padova, dopo la laurea in lingue, l'esperienza del lavoro. «Ero un po' atipica. Da Padova vengo mandata a Contarina. Arrivo con una 500 decapottabile. Di fronte ho ragazzi che non hanno mai visto il mare. Che mi chiedono di fare un giro sulla mia Ferrari gialla. E io devo porre rimedio. Ecco che pedaliamo fino a Rosolina, ecco che a turno salgono sulla mia fiammante 500. Insegnavo così». Pochissimi anni dopo arriva il concerto che mai Anna scorderà. Un ascolto del Triplo di Beethoven davvero speciale. «Io e Alberto ci eravamo conosciuti tramite amicizie comuni. Un giorno mi invita a casa sua in via Sant'Eufemia per farmi ascoltare un'incisione nuovissima del Triplo Concerto. Nella casa di quel giovane medico c'era solo una brandina, ma tutto il necessario per l'ascolto della musica classica, sua grande passione». Anna e Alberto si sposano nel 1973, dieci anni dopo arrivano a Treviso e acquistano la casa a ponte della Malvasia. La felicità è un baleno. Alberto intuisce i sintomi di una malattia in stato già avanzato. «Il verdetto fu neoplasia prostatica inoperabile, massimo grado di malignità, metastasi ossee. Ci sembrò una beffa perché Alberto, chirurgo urologo, operava proprio questi tumori. Quella sera, in quella camera ci abbracciamo e piangemmo. Sigillammo un comportamento che ci avrebbe visti insieme».

LA PERDITA
Poi le cure, gli attimi strappati al declino, i miglioramenti e le insperate gioie, e la strada tracciata. «Per decisione comune non abbandonammo il lavoro - spiega Anna - Io continuai ad andare a scuola e Alberto all'ospedale. L'illusione di allungare la sopravvivenza si era frantumata ma rimaneva pur sempre un tempo». Anna ricostruisce i dolorosissimi ultimi mesi che portano a quel 4 gennaio 1988. «Il vuoto fu sconfinato, accecante, più buio del vuoto temuto» ammette, ma insieme ricorda la volontà, quasi concomitante di reagire. «Mi ritrovai viva, con in più la vita di Alberto da portare avanti. C'era l'idea, la possibilità di trasformare la sua fine in un inizio».

E così alla fine dell'anno scolastico 1989 Anna lascia definitivamente l'insegnamento. E nel garage di casa fonda Advar. Da lì inizia la cronaca che ha scandito questi anni, realizzando a Treviso una struttura di eccellenza in Italia per le cure palliative e il sostegno ai malati terminali. «Questo libro - conclude Mancini Rizzotti - è frutto di un'avventura durata un anno, che mi ha portato indietro nel tempo. È stato un bilancio in cui ho scoperto cose di me stessa. Mi sono guardata a ritroso con tenerezza, perdonando alcuni momenti della mia vita in cui ho sbagliato. Credo di aver riscoperto una coscienza etica che ho sempre avuto e che molte volte, anche a causa della mia intransigenza, mi ha fatto sentire sola. Di una cosa sono certa. Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per amore».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci