Rincari record per i ristoranti, Rovigo ha il dato più alto in Italia

Domenica 15 Agosto 2021 di Roberta Paulon
Un ristorante del centro di Rovigo

ROVIGO - Maglia nera degli aumenti nel settore della ristorazione. Un record nazionale che gli esercenti della provincia proprio non si aspettavano, travolti da un colpo all’immagine dopo le lunghe chiusure per Covid.

Secondo l’Unione nazionale consumatori, i prezzi di ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, gelaterie, prodotti di gastronomia e rosticceria, sono aumentati a luglio. A vincere la non gratificante classifica è Rovigo, dove i ristoranti rincarano rispetto al 2020 del 7,3% nello studio che ha condotto, pubblicato dall’agenzia di stampa Adnkronos, stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari o ribassi per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione, elaborando i dati Istat dell’inflazione di luglio.


LA GRADUATORIA
Complessivamente, la ricerca rileva che a fronte di un’inflazione annua pari, per l’Italia, al 2%, lo scarto tra la città più virtuosa e la più “cattiva” è pari a 7,7 punti percentuali. Al secondo posto, subito dopo Rovigo, c’è Treviso con più 5,3%, e al terzo Benevento, più 5,1%. Seguono Bari (più 4,3%), al quinto posto Reggio Emilia con un’inflazione doppia rispetto alla media italiana (più 4%), poi Trapani (più 3,9%), Brescia e Macerata (più 3,6%), Pescara, Avellino e Potenza (più 3%). La città più risparmiosa, l’unica rimasta ancora in deflazione, è Bergamo, con una flessione dello 0,4%. Seguono Torino e Verona con più 0,7% e Teramo con più 0,8%. Considerando le regioni, al primo posto la Puglia, con più 3,6%, al secondo la Basilicata con più 2,9% e medaglia di bronzo negativa il Trentino Alto Adige, con più 2,6%. I minori rialzi per Molise e Valle d’Aosta (più 1,1%) e Lazio (più 1,2%).
A Rovigo, quindi, andare a mangiare fuori costa di più, almeno secondo le statistiche rilevate. Poi a voler approfondire c’è da chiedersi quale tipo di ristoranti abbia rincarato i listini rispetto allo scorso anno, poiché il settore ristorazione va dal fast food alla pizza, dalla trattoria ai locali turistici e dalla carne al pesce pregiato.
LA VALUTAZIONE
Cerca di fare chiarezza Vittorio Ceccato, vicepresidente di Confesercenti dell’area Venezia-Rovigo, il quale osserva che se degli adeguamenti ci sono stati, vanno analizzati nel contesto. Quindi nessuna condanna rispetto alla scelta di ritoccare i listini prezzi, guardando la situazione nel suo insieme. «Dobbiamo considerare principalmente che Rovigo è una città con i prezzi tra i più bassi rispetto agli altri centri storici del Veneto, per non dire d’Italia - afferma Ceccato - a seguito di tutti gli adeguamenti richiesti per la riapertura, l’adozione dei presìdi anti Covid, le modifiche ai plateatici, i ristoratori inizialmente non hanno adeguato i prezzi come in altre città. Nell’ultimo periodo evidentemente è stato applicato qualche rincaro».
I COSTI
Si partiva da una base di partenza fin troppo felice, quindi, con prezzi inferiori rispetto alle altre realtà italiane. Negli ultimi mesi, inoltre, i ristoranti hanno dovuto investire di più nei loro locali facendo i conti con l’adeguamento alle norme di prevenzione, l’acquisto di dispositivi di protezione per i clienti e per il personale, riducendo il numero di tavoli per un maggiore distanziamento e quindi riducendo le fonti di guadagno. Inoltre hanno investito sull’ampliamento delle superfici esterne d’esercizio con l’arredo e la creazione di plateatici. Infine i costi dell’energia (gas e luce) che hanno subìto un aumento generalizzato per i privati e per le attività. Va da sé che maggiori spese e minori entrate hanno determinato un contesto non facile per gli operatori del settore.
 

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