Burrasca sulla piscina, decretato il fallimento di Veneto Nuoto

Venerdì 5 Ottobre 2018 di Francesco Campi
L'ingresso del polo delle piscine di viale Porta Po
ROVIGO - Affonda Veneto Nuoto: ieri il giudice Mauro Martinelli ne ha decretato il fallimento. E la vicenda legata alle piscine di Rovigo vive una nuova e per certi versi inaspettata pagina. Anche se non si può certo parlare di un fulmine a ciel sereno, perché di nubi sulla vicenda se ne addensano tante e di ogni tipo ormai da anni.
 
Ultimamente era venuta a galla la proposta che Padova Nuoto, socio di Veneto Nuoto insieme a Reale, Guerrato (in concordato), Consorzio cooperativo costruzioni di Bologna e Cles (fallita), cui è affidata la gestione della piscina con la Rhodigium Nuoto, rilevasse tutte le quote della società ormai “bollita” e attraverso un mutuo e con il contributo del Comune di circa 3 milioni, saldasse il debito con l’istituto bancario. Unipol non ha accettato ed è andata avanti con la richiesta di fallimento.
Eppure, almeno secondo quanto è stato riferito e confermano fonti interne, in questo caso la banca avrebbe potuto ottenere circa 4,2 milioni per un credito deteriorato da 6,3. A quanto pare, dopo anni di rimpalli, rinvii e promesse,
Unipol ha voluto far saltare il banco, mettendo di fatto il Comune, con il sindaco Massimo Bergamin che aveva dichiarato che tutto si era felicemente risolto il 19 gennaio scorso, con le spalle al muro. Fra l’altro il timore che inizia a serpeggiare fra i cittadini, anche fra chi non ha mai seguito queste intricate e annose vicende è: «Non chiuderà mica la piscina?».
Ipotesi al momento del tutto improbabile, perché la decisione spetta al curatore fallimentare nominato dal giudice, il commercialista Marco Brizzolari, che difficilmente chiuderà la porta all’unico modo per far entrare soldi freschi con cui ripagare i debitori, suo compito principale. A subentrare direttamente sarà quindi il Comune, che dovrà poi decidere le mosse da fare.
«Il Comune di Rovigo valuterà, nei prossimi giorni, nel dettaglio, la situazione» e la dichiarazione lapidaria che arriva da Palazzo Nodari. Il vicesindaco Andrea Bimbatti getta acqua sul fuoco e rassicura: «Valuteremo con il nostro legale e i nostri dirigenti i passi da fare nell’interesse della città, ma possiamo escludere ogni rischio interruzione del servizio della piscina».
Ieri è stata anche la giornata in cui si è discusso il ricorso sulla causa per il risarcimento da 1,4 milioni, il cosiddetto lodo Baldetti, davanti alla Corte d’Appello di Venezia. Gli avvocati del Comune e di Veneto Nuoto hanno precisato le proprie posizioni, chiedendo gli 80 giorni di tempo previsti dalla legge per depositare memorie e repliche. La sentenza, dunque, è attesa per febbraio. Nel merito può arrivare ogni tipo di risposta: i giudici possono accogliere la tesi del Comune e stabilire che non è dovuto alcun risarcimento, oppure ritenere valida la tesi opposta e decidere che il Comune paghi, ma anche che la cifra possa essere superiore o inferiore a quella stabilita in primo grado dal collegio arbitrale. «È evidente - si spiega da Palazzo Nodari con un’algida nota - che laddove ci fosse un’apertura da parte di Unipol alla conciliazione nei termini già noti, si chiederà ai legali di dar corso alle attività necessarie a rimettere la causa in istruttoria per dare atto dell’intervenuta conciliazione».
Anche in questo caso, la parola spetta al curatore di Veneto Nuoto, che difficilmente accantonerà la possibilità di ottenere 1,4 milioni cash.
La vicenda affonda le sue radici nel 2003, sotto la giunta guidata dal sindaco Paolo Avezzù, quando venne deciso di realizzare un nuovo polo natatorio attraverso un project financing, teoricamente un patto fra pubblico e privato che prevedere la realizzazione di opere pubbliche senza oneri per le amministrazioni, ripagando chi le esegue con la loro gestione. Il progetto, affidato a Veneto Nuoto, valeva originariamente 6,5 milioni, poi i costi sono arrivati a 10. Dopo il via libera del consiglio comunale nel 2005, il 9 giugno 2006 è stata stipulata la convenzione fra Comune e Veneto Nuoto, contenente due clausole pesanti: la penale in caso di ritardi nella consegna della vecchia piscina, valutata 3,6 milioni, che andava a compensare parte degli oneri sostenuti dai privati, e la surroga nei mutui con le banche in caso di insolvenza dei costruttori. Sono le due clausole che da anni inchiodano il Comune.
In realtà un’ipotesi di chiusura della vicenda era stata messa nero su bianco nel verbale della riunione del 24 febbraio 2015, convocata dall’allora commissario prefettizio Claudio Ventrice. Un piano bocciato poi dal neo sindaco Bergamin, che l’anno scorso ha tentato di coinvolgere nella partita Asm, scontrandosi con le nuove norme in materia di partecipate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci