ROVIGO La speranza che arriva dal vaccino, al momento si declina nella speranza che arrivi il vaccino.
PROGRAMMI A RISCHIO
Questo scombussola tutti i piani della campagna vaccinale in corso. Teoricamente la fornitura fino al 25 gennaio per il Polesine era stata definita in 13.650 dosi, che dopo l’indicazione dell’Aifa sulla possibilità di recuperare una sesta dose per ogni fiala, risultavano circa 2.700 in più, per un totale di oltre 16mila dosi, quindi una doppia somministrazione per ottomila persone. All’appello, però, mancano al momento ancora le 3.500 dosi di questa settimana e le 2.500 della prossima, quindi circa seimila dosi. Intanto, però, oltre settemila ne sono già state utilizzate per le prime dosi ad altrettante persone e le scorte attuali permettono di eseguire la seconda dose a circa la metà di questi. Ai 40 primi vaccinati del 27 dicembre, tranne un paio indisponibili, è già stato eseguito il richiamo, domani toccherà ad altri 420 vaccinati il 31 dicembre e sabato ad altrettanti che hanno ricevuto la prima dose il 2 gennaio. Anche se le somministrazioni sono scaglionate, le 1.200 dosi che si spera arrivino oggi e le 2.500 della prossima settimana, dovrebbero essere sufficienti per eseguire tutte le seconde inoculazioni, ma l’alea rende il tutto decisamente poco rassicurante.
IL DIRETTORE GENERALE
«Il problema si riassume in una parola: incertezza - commenta il direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella - Pfizer questa settimana ha drasticamente ridotto la fornitura all’Italia e quindi al Veneto e al Polesine. Ci è stato assicurato che la prossima settima la fornitura tornerà normale e forse che sarà integrata anche della quantità mancante questa settimana, però lo sapremo solo il giorno in cui arriveranno. Anche solo lo scostamento di un giorno o due non è una cosa da poco, perché per la vaccinazione c’è dietro un’organizzazione molto complessa che richiede l’impegno di tante persone e deve essere ben pianificata. Per prudenza avevamo comunque deciso di tenere una quota di vaccino da parte, per cui non sono in pericolo le seconde dosi programmate, fra quello che abbiamo messe via e quello che arriveranno. In questi giorni tutto ha subìto un rallentamento e si rischia che rallenti anche la vaccinazione che secondo i piani dovrebbe partire a febbraio, di over 80, donatori e categorie a rischio. Al momento non stiamo facendo nuove prime dosi, a parte 780 che avevamo anticipato a un’altra Ulss e che ci ha poi restituito scongelate, quindi dovevano essere subito somministrate. Finora abbiamo eseguito 7.170 prime dosi, più o meno metà fra gli operatori sanitari e metà fra ospiti e operatori di tutte le Rse, nelle quali abbiamo completato tutto il primo giro».
SECONDA FASE
Nonostante l’incertezza generale, già si lavora per quella che è chiamata fase 1 B, ovvero l’allargamento alla popolazione over 80 e altre precise categorie della campagna vaccinale. Sembrano ormai in via di definizione le sedi dei cinque centri vaccinali, più due perché nell’estremo Delta e nell’Alto Polesine la sede si articolerà su due gambe: a Rovigo è già certo che sarà il Censer, ad Adria si valuta la Casa delle associazioni, a Lendinara l’ ex pescheria, la sala polivalente Bagno, a Porto Viro la sara Eracle, con la seconda sede a Porto Tolle al palazzetto dello sport, così come il palazzetto dello sport è l’ipotesi per Trecenta, mentre sulla seconda gamba di Castelmassa l’ex mercato coperto di via Oberdan.
«Stiamo definendo con i sindaci per effettuare i sopralluoghi e vedere se le sedi sono adeguate, poi non appena saranno disponibili le dosi, partiremo. Le persone riceveranno una chiamata a domicilio tramite Postel, ma di questo se ne occuperà la struttura commissariale di Arcuri, anche se stiamo pensando di fare un’ulteriore chiamata. Intanto stiamo definendo gli elenchi degli ultraottantenni, di quelli che non possono muoversi, a casa dei quali andremo noi, e di come organizzare con Comuni e volontari il trasporto degli altri. Un’organizzazione complessa, che al momento ha l’incognita delle forniture dei vaccini».