Nelle Province scoppia
la guerra degli “esodati”

Giovedì 2 Aprile 2015 di Daniela Boresi
Protesta dei dipendenti della Provincia di Belluno contro i tagli
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VENEZIA - Province, o quel che di loro dovrebbe restare, senza pace. Mentre governo ed enti locali cercano di trovare una soluzione per i dipendenti sovrannumerari, i 1356 lavoratori in "bilico" del Veneto serrano le fila: il timore è che in assenza di un qualsiasi accordo si trovino di punto in bianco senza un posto di lavoro, una sorta di "esodati".



La "scintilla" del movimento è scoppiata ieri a Treviso dove il presidente della Provincia Leonardo Muraro con i vertici tecnici ha incontrato il vice presidente di Anci veneto, Angelo Tosoni e i rappresentanti della Uil provinciale Umberto Pinton, della Cgil Regionale Daniele Giordano e Cisl regionale Marj Pallaro, oltre 53 comuni interessati ai processi di mobilità. Quello che dovrà accadere è noto: entro il 31 dicembre del 2014 ogni Regione doveva decidere quali deleghe con relativo finanziamento dovevano restare in capo alle Province, quali ai comuni e cosa invece si tiene la Regione. Al termine prefissato la Giunta regionale ha adottato un disegno di legge che si limitava a prorogare di un anno il termine per il riordino delle funzioni.



Upi Veneto e Anci Veneto hanno invece buttato sul tavolo una proposta articolata e condivisa. «Il 30 marzo scorso la Regione ha presentato in osservatorio regionale una nuova proposta di legge, che dovrebbe essere adottata nei prossimi giorni dalla Giunta regionale con alcune indicazioni sul riordino delle funzioni; su tale testo Comuni e Province del Veneto hanno presentato un documento di osservazioni - ha spiegato il presidente Muraro - Va ricordato però che la Legge di Stabilità 2015 presentava un ulteriore nuovo taglio alle Province (1 miliardo di euro) che va ad aggiungersi al taglio già imposto, così togliendo finanziamenti prima ancora che venga recepita e attuata nei territori la Legge Delrio; la stessa legge di stabilità ha imposto altresì la riduzione della dotazione organica del 50%».



Al momento la Regione ha prorogato le competenze provinciali ma senza effettuare il necessario finanziamento. Senza contare che il personale dei Centri per l'Impiego dovrebbe entrare a far parte di un'agenzia nazionale, ma anche in questo caso non esiste decreto attuativo e quindi è ancora in capo alle Province. «Per cercare di affrontare tale situazione di emergenza, stiamo cercando di stringere i tempi avviando l'iter di mobilità volontaria in accordo con i sindacati», ha concluso Muraro. Pertanto, in attesa che si possa attuare l'accordo per l'individuazione dei criteri per la mobilità del personale a tempo indeterminato è stato dato avvio all'accordo per la mobilità volontaria esterna del personale a tempo indeterminato che è stato sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali. I numeri della "mobilità non sono pochi".



La Provincia di Belluno, il cui destino è peraltro ancora incerto, ha 126 dipendenti in esubero; 158 Venezia, 283 Treviso; 187 Vicenza; 147 Rovigo e 219 Padova.



Una ricetta per evitare il prematuro esodo il presidente del Veneto (regione che con Campania, Lombardia e Puglia ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale) ce l’avrebbe: bloccare i concorsi e dare la preferenza a chi è in esubero. «Stiamo lavorando e comprendo le preoccupazioni del personale - ha spiegato il presidente - Ma lo Stato non può fare leggi senza soldi e io non ho le risorse per assumerli in regione. Trovo apprezzabile l’idea di una loro sistemazione nei Tribunali».





Una questione, quella dei soldi, che è il fulcro di questa intricata vicenda e che fa saltare sulla sedia il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa. «Zaia afferma che lo Stato non può fare le leggi senza soldi - chiosa - dovrebbe allora spiegare perché il Veneto ha trasferito le proprie funzioni alle Province coprendone i costi solo per il 22 per cento».
Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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