VENEZIA - Arriva il divieto di cellulare a scuola. O meglio, ritorna, visto che ieri il ministro Giuseppe Valditara ha trasmesso agli istituti di ogni ordine e grado una circolare che ribadisce le prescrizioni impartite ancora nel 2007 dal dem Giuseppe Fioroni, allora titolare dell'Istruzione: «L'interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare», ha dichiarato il leghista a commento dell'invio. «Ma questa proibizione deve valere anche per gli insegnanti», osserva l'assessore regionale meloniana Elena Donazzan, annunciando l'avvio di una campagna educativa in Veneto che prevede appunto pure lo stop al telefonino per tutti.
LE INDICAZIONI
La nota di Valditara riprende espressamente le indicazioni varate durante il governo Prodi: «L'uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un'infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell'istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi». Dal testo di 15 anni fa, e riproposto adesso, risulta dunque che le trasgressioni sono punibili, anche se a corredo della missiva, l'attuale ministro afferma: «Non introduciamo sanzioni disciplinari, ci richiamiamo al senso di responsabilità. Invitiamo peraltro le scuole a garantire il rispetto delle norme in vigore e a promuovere, se necessario, più stringenti integrazioni dei regolamenti e dei Patti di corresponsabilità educativa, per impedire nei fatti l'utilizzo improprio di questi dispositivi».
La circolare precisa poi che è consentito l'utilizzo, «con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative».
LE REAZIONI
Opposte le reazioni di ragazzi e dirigenti scolastici all'iniziativa. Se per Tullia Nargiso, portavoce della Rete degli studenti del Lazio, il ministro Valditara «vuole una scuola che guarda al passato e ha paura del futuro», per Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, la circolare invece «è condivisibile sia nella sostanza che nella forma».
L'assessore veneta Donazzan apprezza e rilancia: «Il divieto valga anche per i docenti. L'esempio deve essere sempre dato dall'adulto responsabile. Se questo vale per il comportamento, l'abbigliamento e il linguaggio, allora deve valere pure per il cellulare. Non a caso nella lettera di auguri, che ho mandato per Natale, riprendo l'operazione Per educare ci vuole un paese annunciata in novembre al salone Job&Orienta. Vogliamo estendere l'esperienza maturata nelle scuole di formazione professionale, dove da anni è vietato l'uso del telefonino anche in ricreazione e anziché la sospensione scatta il lavoro socialmente utile. Ci siamo detti: scriviamo insieme le regole della buona educazione a scuola, stilando i decaloghi per elementari, medie e superiori che saranno presentati all'edizione del prossimo anno». Tre i punti della campagna: «La carta della buona educazione a scuola. Azioni e buone pratiche di giustizia riparatrice. Smart sì, smartphone no». Senza sanzioni? «Funziona meglio la persuasione risponde Donazzan . Su questo a marzo faremo un'iniziativa con il procuratore Bruno Cherchi e la professoressa Daniela Lucangeli in tema di emergenza educativa».