Il Novecento nelle foto dei veneti: antologia di maestri dello scatto

Giovedì 2 Novembre 2017 di Paolo Navarro Dina
Il Novecento nelle foto dei veneti: antologia di maestri dello scatto
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A Venezia c'era una volta il Vedutismo di Canaletto, di Carlevarijs o di un Francesco Guardi. Grandi pittori che, con mano esperta, fotografarono scene di vita quotidiana, cerimonie e personaggi. Poi a metà dell'Ottocento, l'invenzione del daguerreotipo, il primo marchingegno per la riproduzione che non fosse squisitamente pittorica. E fu la rivoluzione nell'immagine, grazie alle vedute di grandi artisti come Ferdinando Ongania, Carlo Naya, Giacomo e Pietro Giacomelli. Venezia e il Veneto immortalati da tutti per dare testimonianza, raccontare e documentare una società scomparsa a cavallo tra Otto e Novecento. E se è vero che molta strada è stata fatta, il Veneto è sempre stato all'avanguardia (e in molti dietro la macchina fotografica) non solo con la pellicola, ma anche seguendo le nuove conquiste del digitale.

IL SECOLO BREVE
Sabato 4, a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, nella chiesa di San Lorenzo, si apre la mostra I Fotografi veneti del Novecento, a cura di Walter Liva, con testi di Luigi Perissinotto, Gianantonio Battistella, Roberto Mutti e Nicola Bustreo, che consentirà di ammirare 130 fotografie realizzate da altrettanti fotografi che, nel corso del secolo breve hanno raccontato l'anima, le storie e le vicende del Veneto. Uno sguardo d'insieme capace di rievocare paesaggi, viaggi, persone, interni, luoghi di questa regione nel corso del Novecento. Ed ecco così l'eccezionale foto di Paolo Salviati della Regata storica di Venezia datata 1880 con una città che si ritrova in un Canal Grande fitto di barche, alle immagini di Loredana Barbaran Da Porto con Lezioni di canto, nel 1900 circa e poi fotografie di vecchie case sull'Adige di Luigi Cavadini scattata nel 1904, per giungere alla Venezia anni Quaranta di Federico Leiss e poi molti altri dai Giacomelli ad Antonia Verocai Zardini che nel 1918 immortala l'arrivo delle truppe italiane a Cortina.
 
IL NOVECENTO

Ma la parte del leone è quella della seconda metà del Novecento, quando la fotografia da documentaria diventa puramente artistica. E sono i nomi di Fulvio Roiter, Paolo Monti, Gianni Berengo Gardin, Pino Dal Gal, Giuseppe Bruno, lo straordinario Luigi Bortoluzzi detto Borlui, diventato un asso della fotografia aerea in tempi a dir poco pionieristici della prima aviazione civile. Fino a giungere al bellunese Mario De Biasi, alle foto di moda di Toni Meneguzzo transitando per blasonati circoli artistici come La Gondola di Venezia o del Craf (il Centro Ricerca archiviazione fotografica) di Spilimbergo. E infine, ultime ma non ultime ci sono le donne che hanno costruito una loro biblioteca dell'immagine come le veneziane Etta Lisa Basaldella e Gabriella Veronese; la padovana Elena Soloni o la veneta di adozione Fatima Abbadi. «In passato - sottolinea Walter Liva, il curatore - non era mai stata realizzata una mostra di carattere antologico sui fotografi veneti del Novecento. Ci auguriamo che, dopo San Vito, si possa raggiungere qualche città del Veneto».

TRADIZIONE & DIGITALE
Insomma, una sfida per raccontare il Veneto dietro la macchina fotografica. Forse una sfida, anche alle ultime convenzioni, non proprio a quelle del sistema digitale che ha trovato ampia accoglienza (forse anche troppa) nel mondo della fotografia e dei suoi appassionati, ma contro le immagini usa e getta fatte con il cellulare che non sono più ricordo, ma momento istintivo, spesso neanche conservato per i posteri. Ed è proprio contro questo sistema di cose che i fotografi - e la mostra lo intende sottolineare - intendono alzare il vessillo dell'immagine che fa riflettere e da conservare. «Fotografare - sottolinea Luigi Perissinotto, docente all'università di Ca' Foscari - è da tempo una attività e una esperienza che accompagna la nostra vita. Nelle case di tutti noi vi sono cassetti in cui sono raccolte, più o meno in disordine, fotografie che rievocano le diverse fasi della vita familiare e individuale; (...) vi sono gli album con le immagini incollate (...) Tutto ciò ci consente di ricostruire la nostra storia per noi stessi, ma soprattutto di narrarla agli altri, ai più piccoli e ai più giovani. I fotografi di questa mostra non hanno riempito i cassetti e i mobili delle case, ma sono persone che hanno accompagnato nel corso del Novecento la nostra storia e che, attraverso le loro foto, ci hanno educato a vedere, il che significa anche sempre capire».
Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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