Veneto, testati 10.000 docenti, ma la metà dei medici si rifiuta

Venerdì 28 Agosto 2020 di Alda Vanzan
Veneto, testati 10.000 docenti, ma la metà dei medici si rifiuta
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VENEZIA In Veneto un medico di base su due ha detto no: non farà i tamponi agli insegnanti e ai bidelli che il 14 settembre (ma quelli degli asili già all’inizio del mese) torneranno a scuola. I motivi? Sostanzialmente due: non rientra nelle loro competenze andare a caccia di positivi e non sono pagati per farlo. Al che il presidente del Veneto, Luca Zaia, è sbottato: «E cosa dovrebbero dire allora i medici, quelli del 50% che hanno detto sì? Io ringrazio chi ha accettato, a conti fatti sarebbero stati 20-23 pazienti da controllare a testa visto tra insegnanti e bidelli in Veneto abbiamo 100mila operatori e i medici di medicina generale sono 4mila. Fa niente, interverremo noi». Al momento in Veneto sono stati eseguiti 10.015 test a insegnanti e collaboratori scolastici, dei quali pochissimi - 4 o 5 stando a quanto riferito da Zaia - sono risultati positivi. Da controllare ce ne sono quindi altri 90mila.
IL PIANO
Il piano di controllo di insegnanti e bidelli è statale e prevedeva il coinvolgimento dei medici di base. Il commissario straordinario Domenico Arcuri ha fatto comprare 2 milioni di tamponi di cui al Veneto ne sono arrivati quasi 96mila, già distribuiti alle Ulss che a loro volta dovevano consegnarli ai medici di base. I cui sindacati non sono stati però compatti: la Fimmg ha detto sì (ottenendo un’adesione di circa il 65% dei propri iscritti), le altre sigle hanno opposto un rifiuto. «Tra i medici di base - ha detto Zaia - il 50-55% è disponibile a svolgere i test per i docenti. Verosimilmente, quindi, 50mila insegnanti e operatori potrebbero recarsi nelle strutture pubbliche delle Ulss per effettuarli perché non troveranno il loro medico di base disponibile a fare il test. Ci sarà un po’ di trambusto, ma dobbiamo utilizzare i punti di accesso rapido, senza prenotazioni telefoniche. Gli insegnanti e gli operatori possono fare il tampone su base volontaria, le Ulss daranno tutte le informazioni».
LA TRATTATIVA
Quanto alla trattativa con il Governo in merito alla riapertura delle scuole e, di conseguenza, sulla capienza dei mezzi di trasporto per consentire ai ragazzi di raggiungere la propria classe da casa, oggi ci sarà una Conferenza delle Regioni in seduta straordinaria. Il presidente del Veneto ha ribadito la sua posizione: «Io ho l’allergia ai plexiglass ed è assurdo pensare di metterli nei bus o nei treni. Secondo me si può tornare alla capienza da omologazione con obbligo di mascherina». Se il governo non cambia impostazione, secondo Zaia, il rischio è che «lasceremo tanta gente a terra». Non è un caso che in Veneto una apposita ordinanza consenta l’utilizzo di tutti i mezzi di trasporto, dagli autobus ai vaporetti, a pieno carico, con l’unico obbligo della mascherina. «Io non ho mai ritirato quell’ordinanza», ha puntualizzato Zaia. E se si arrivasse, come pare, a una mediazione sull’80% della capienza dei mezzi di trasporto? «Secondo me è ancora poco». E non sono mancate le critiche all’esecutivo di Giuseppe Conte: «Si sta perdendo troppo tempo, ma il presidente del Consiglio non può girare la polemica alle Regioni, noi siamo stati collaborativi e abbiamo sempre votato tutto». Semmai, ha aggiunto, «mi sembra che il Governo sia ostaggio del Cts, il Comitato tecnico scientifico».
LA POLEMICA
Il tema della scuola e della trattativa tra Regioni e Governo è stato anche oggetto di polemiche tra esponenti politici, principalmente donne. «La Regione Veneto non ha fatto nulla», ha denunciato Alessandra Moretti, europarlamentare del Pd. Zaia, ieri in conferenza stampa, non le ha neanche risposto. L’assessore regionale Elena Donazzan: «Trovo le affermazioni dell’eurodeputata Moretti di una ignoranza abissale: non sa che la Regione del Veneto è stata la prima a divulgare il Manuale operativo per la ripartenza, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale». La candidata alla presidenza della Regione Simonetta Rubinato, invece, ha rilanciato l’autonomia: «Come dimostra la provincia autonoma di Bolzano già pronta a far ripartire il proprio servizio scolastico il 7 settembre, l’autonomia potrebbe garantire alla nostra regione insieme agli istituti scolastici mezzi e risorse per adattare le soluzioni ai diversi contesti territoriali».
 
Ultimo aggiornamento: 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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