Batterio killer: 12 infezioni, 6 morti: dossier contro la ditta del macchinario

Sabato 22 Dicembre 2018 di Mauro Favaro
Batterio killer: 12 infezioni, 6 morti: dossier contro la ditta del macchinario
Un dossier per evidenziare le responsabilità dell'azienda produttrice del macchinario per la circolazione extracorporea nelle infezioni dal batterio Chimaera che hanno colpito le persone operate al cuore. Lo stanno mettendo a punto le unità di microbiologia delle Usl venete. A partire da quelle di Treviso e Mestre. È il primo passo verso la denuncia, su cui deciderà la Regione, contro LivaNova, società inglese con polo operativo in Germania, che ha prodotto l'apparecchiatura usata negli interventi di cardiochirurgia all'interno della quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium chimaera. In Veneto fino ad oggi sono state registrate 18 infezioni, che hanno causato sei morti. 
 
«Stiamo raccogliendo i dati necessari per valutare eventuali responsabilità della ditta che ha prodotto il macchinario rivela Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia dell'ospedale di Treviso Gli ospedali hanno seguito le indicazioni date dalla stessa società dopo l'emersione del problema». Le prime segnalazioni a livello europeo erano state fatte già nel 2011. Ma nel 2015 la correlazione tra infezioni da Chimaera e l'uso dell'apparecchiatura in questione è stata accertata da uno studio comparato condotto in Svizzera. 
I familiari di alcuni pazienti che hanno sviluppato l'infezione dopo l'intervento hanno già denunciato le Aziende sanitarie. Queste ultime, però, potrebbero a loro volta portare in tribunale la ditta che ha prodotto il macchinario. L'incidenza delle infezioni tra le persone operate al cuore, come confermano dalla Microbiologia di Treviso, è di un caso ogni mille. La crescita del batterio è lenta, l'infezione può presentarsi anche diversi anni dopo l'intervento. 
LA MORTALITÀ«La media è tra i 16 e i 18 mesi sottolinea Claudio Scarparo, primario a Mestre ma possono passare fino a 5 anni tra il momento del contagio e lo sviluppo della malattia. Non si conosce ancora molto del Mycobacterium Chimaera. È stato individuato per la prima volta a livello mondiale nel 2004 proprio da Scarparo e da altri specialisti. La mortalità è del 50%. La risposta delle cure antibiotiche è ancora incerta. «Siamo davanti a un evento nuovo, a un batterio nuovo, che dobbiamo combattere con antibiotici vecchi dice Rigoli senza allarmismo questo è il quadro. Bisogna essere trasparenti». 
LA SCELTA DEL NOMEÈ stato scelto il nome Chimaera perché il batterio combina pezzi di patogeni diversi. Esiste in natura. Ma qui l'incidenza è ridotta: colpisce solo le persone con un quadro clinico già pesantemente compromesso. «Nel 2004 eravamo a conoscenza solo di 12 casi spiega il primario dell'ospedale di Mestre praticamente tutti anziani con patologie broncopolmonari croniche». Il batterio Chimaera è un opportunista: si sviluppa solo quando gli viene data la possibilità di farlo. Gli interventi al cuore hanno rappresentato una porta enorme. È questo che ha spinto la Regione a richiamare circa 10mila pazienti operati con l'utilizzo del macchinario per la circolazione extracorporea dal primo gennaio del 2010 al 31 dicembre del 2017. Il segmento temporale è più ampio del necessario.
«Nel principio di massima precauzione», hanno sottolineato da Venezia. Nelle ultime due settimane l'Usl trevigiana ha aperto un ambulatorio dedicato alle persone che hanno subito interventi di cardiochirurgia e temono di aver sviluppato l'infezione. Hanno già telefonato in 500. Tre i casi sospetti. Più uno a Mestre. L'emocoltura dura 50 giorni. Le risposte arriveranno verso metà gennaio. «Chi non ha sintomi non deve fare visite né accertamenti conclude Scarparo Può rivolgersi al medico chi ha febbre persistente, da due o tre settimane, non legata ad altre cause, affaticamento, problemi respiratori, perdita di peso, sudorazione notturna e dolori articolari». 
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