Reazioni avverse ai vaccini? Ecco i veri dati secondo l'Aifa

Venerdì 16 Aprile 2021 di Angela Pederiva
Infermiere mentre vaccinano i pazienti

VENEZIA - Nei primi tre mesi della campagna vaccinale, in Italia sono state segnalate 46.237 sospette reazioni avverse, su un totale di 9.068.349 dosi inoculate.

Nel 92,7% dei casi si è trattato di manifestazioni considerate «non gravi», mentre 100 sono state le situazioni che hanno avuto un esito fatale, ma solo per una è stato accertato il nesso di causalità con l'iniezione. In estrema sintesi, sono questi i risultati del Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, pubblicato dall'Agenzia italiana del farmaco (presieduta dal trevigiano Giorgio Palù) anche con la collaborazione del dipartimento Prevenzione del Veneto, in particolare per quanto riguarda l'analisi degli effetti anafilattici.


LA PREMESSA
L'indagine si è basata sui dati del sistema di farmacovigilanza, a cui sanitari e pazienti inviano i riscontri di quanto osservato dopo la somministrazione del vaccino. «Ciò non significa avvertono gli analisti che queste reazioni siano state causate dal vaccino. Potrebbero essere un sintomo di un'altra malattia o potrebbero essere associate a un altro prodotto assunto». La premessa è che bisogna distinguere fra «evento avverso» (qualsiasi episodio sfavorevole che si verifica dopo la somministrazione, ma che non è necessariamente provocato da quella), «reazione avversa» (risposta nociva e non intenzionale per la quale è possibile stabilire una relazione causale con la vaccinazione) ed «effetto indesiderato» (effetto non intenzionale del vaccino che non è necessariamente nocivo ed è considerato accettabile).


I MARCHI
Dal 27 dicembre al 26 marzo, le segnalazioni di sospette reazioni avverse sono state 510 ogni 100.000 dosi somministrate. Rispecchiando le proporzioni di utilizzo dei tre diversi marchi, i casi hanno riguardato soprattutto PfizerBiontech (81%), seguito da AstraZeneca (17%) e Moderna (2%). Nell'87% delle circostanze, gli eventi sono insorti nel giorno della vaccinazione o in quello successivo. Per la maggior parte si è trattato di febbre, cefalea, dolori muscolari o articolari, brividi e nausea.


IL GENERE E L'ETÀ
Il tasso di segnalazione risulta pari a 510 ogni 100.000 iniezioni. Spicca una differenza di genere: 299 sono di uomini e 645 di donne, la cui diversa risposta immunitaria «sembra incidere sulla frequenza e sulla gravità delle reazioni avverse alla vaccinazione, soprattutto in relazione a febbre, dolore e infiammazione». Leggermente più numerose dopo il richiamo, rispetto alla prima dose, le attestazioni decrescono con l'aumento dell'età. La media è di 46 anni, dopo i 70 l'andamento crolla. Nel periodo considerato sono stati registrati 6 casi riguardanti bambini, allattati al seno, le cui madri erano state immunizzate. Complessivamente le situazioni definite «gravi» sono state il 7,1%. Le reazioni anafilattiche, studiate in particolare dal Veneto, sono state sull'ordine di 8,8 casi ogni milione di dosi. Quanto alla presunta connessione fra eventi tromboembolici e AstraZeneca, sono stati segnalati 11 casi con 4 vittime.


I MORTI
Con un'età media di 81,4 anni, i decessi segnalati sono stati 76 per Pfizer, 12 per Moderna e altri 12 per AstraZeneca. Per ora sono stati valutati due terzi del totale: «Il nesso di causalità è risultato non correlabile nel 38% dei casi, indeterminato nel 22% e inclassificabile per mancanza di informazioni necessarie all'applicazione dell'algoritmo nel 3%». L'unica morte per cui il legame è stato accertato riguarda un 79enne, con una storia clinica di ipertensione arteriosa, triplice by-pass aortocoronarico, impianto di pacemaker e insufficienza cardiaca grave.
 

Ultimo aggiornamento: 14:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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