I maggiori esperti della regione, ancora impegnati nella lotta contro il Coronavirus, invitano tutti alla calma e a non fasciarsi la testa. Parlano di una «malattia perfettamente gestibile».
IL SISTEMA
«Il primo laboratorio di riferimento per identificare eventuali casi - spiega l’epidemiologo Fabio Barbone, già a capo della task force contro il Covid - sarà quello già specializzato di Trieste. Il polo di Udine, invece, potrebbe essere attivato nel giro di due settimane se ce ne fosse davvero bisogno». Due punti regionali che sarebbero quindi in grado di identificare con certezza la malattia in un paziente sospetto. A Pordenone resterebbe per ora un “buco”, così come nel Goriziano. «Per il momento - prosegue ancora Fabio Barbone - ci sentiamo sufficientemente tranquilli. Speriamo però che questo virus non dimostri di essere qualcosa di diverso. In quel caso avremmo potenzialmente problemi». Una dinamica, quella delle variazioni del “codice genetico” del virus, che abbiamo già conosciuto durante i due anni di pandemia.
L’ESPERTO
Del vaiolo delle scimmie parla anche l’Infettivologo Massimo Crapis, a capo della struttura complessa all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. «Di questo virus - spiega l’esperto - sappiamo fortunatamente già abbastanza. Il vaiolo negli animali è sempre esistito. Pensate che dieci anni fa, a Udine, curammo un veterinario che era stato contagiato dal vaiolo dei gatti dopo un graffio. Insomma, siamo preparati all’evenienza. Il fatto che emergano forme di vaiolo dagli animali non è in sé sconvolgente - prosegue Massimo Crapis -. Possiamo definirla una situazione di allerta, ma non certo di emergenza. Sarà importante imparare a certificare i casi e a valutare se tra loro ci sia o meno una correlazione».
LA RASSICURAZIONE
«Il vaiolo delle scimmie - illustra sempre Crapis - è fortunatamente una malattia che non sembra essere così grave. Le lesioni cutanee passano e il decorso non pare grave. Chi si era già vaccinato contro il vaiolo “originale” può dirsi sufficientemente coperto. Le persone più esposte sono quelle più giovani, dal momento che la vaccinazione di massa è terminata da molto tempo». In Friuli attualmente di vaccini non ce ne sono. Ma l’approvvigionamento in caso sarebbe rapido.