Fvg, il posto fisso da statale non è più un sogno: in 7 anni perso un dipendente su dieci

Domenica 19 Febbraio 2023 di Antonella Lanfrit
Un concorso pubblico

 In Friuli Venezia Giulia in sette anni, dal 2014 al 2021, i dipendenti degli enti locali sono diminuiti del 10,2% e quelli delle amministrazioni centrali del 15,8%. Contestualmente, in questi ambiti sono aumentati i contratti a tempo determinato (+10,1%) con il comparto della scuola e della sanità che primeggiano per questa tipologia contrattuale, soprattutto a seguito delle assunzioni effettuate per affrontare l’emergenza Covid.
In particolare, in regione è la scuola ad avere il maggior numero di occupati a tempo determinato, quasi un terzo, ovvero il 35,9 per cento. È lo spaccato sul lavoro pubblico regionale che offre l’indagine effettuata dal ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo, su elaborazione di dati Inps.


COSÌ IN ITALIA


Nonostante il calo dei dipendenti pubblici, il Friuli Venezia Giulia resta, comunque, la quarta regione in Italia per numero di tali dipendenti in rapporto alla popolazione, cioè 7,5 ogni 100 residenti, contro una media italiana di 6,3.

Al primo posto c’è la Valle d’Aosta, con 10,3 dipendenti, seguita da Trentino-Alto Adige (10,1) e dal Lazio, con 8,6 dipendenti. Trieste è la città regionale con maggior concentrazione di questa tipologia di lavoratori (9,6 dipendenti pubblici per 100 abitanti), seguita da Udine e Gorizia (7,3) e da Pordenone che si ferma a 6,5 dipendenti.


LA BOLLA COVID


Nel 2021, il trend discendente ha però subito una battuta d’arresto. I dipendenti pubblici sono aumentati di 418 unità rispetto al 2020. L’incremento è stato limitato ad una parentesi dei comparti Scuola e Servizio sanitario con le assunzioni straordinarie per contrastare gli effetti del Covid.


I COMPENSI


A Trieste si registrano le retribuzioni più elevate anche se, evidenzia il ricercatore, «in base al gruppo contrattuale di appartenenza si nota una notevole differenza». Infatti, un conto è appartenere, per esempio, al comparto scuola un conto a quello dell’Università o delle amministrazioni centrali, che includono anche magistratura e carriera diplomatica. L’analisi Ires mette in evidenza i 47.255 euro l’anno della retribuzione media nell’ambito dell’Università e degli enti di ricerca e la media di 21.781 euro che si ha nella Scuola. «Se si considerano esclusivamente i lavoratori a tempo indeterminato e pieno i divari si attutiscono un po’, ma tra questi due gruppi rimangono comunque marcati: 51.871 euro contro 29.411», analizza Russo. Le donne guadagnano in media il 26,6% in meno rispetto agli uomini.


IL CONFRONTO


Il ricercatore ha messo a confronto anche gli stipendi di lavoratori pubblici e privati, per scoprire che «in media gli occupati delle imprese private regionali nel 2021 hanno percepito quasi 10mila euro in meno rispetto ai dipendenti pubblici, il che significa quasi il 30% in meno». Una sintesi risultante dal fatto che il 62,1% dei lavoratori del privato due anni fa ha guadagnato meno di 25mila euro, contro il 29,9% dei dipendenti pubblici, e solo il 10,4% ha superato i 40mila euro. E in questo caso la percentuale è doppia nel pubblico, raggiungendo il 21,7 per cento. A livello territoriale nell’isontino si rilevano le differenze più marcate (oltre 11mila euro in più nel pubblico); al contrario nel pordenonese lo scarto è più contenuto è pari a circa 8.700 euro. Se si considerano infine esclusivamente i dipendenti a tempo pieno e indeterminato il divario tra dipendenti pubblici e privati diminuisce, ma rimane comunque consistente, attestandosi a circa 5.800 euro. Entrando nelle pieghe del lavoro pubblico regionale, l’indagine Ires dettaglia che ha detenere il primato degli “impiegati” è la scuola, con 28.986 unità e una variazione positiva del 3,5% tra il 2020 e il 2021.


IL COMPARTO SANITÀ


Segue il comparto sanità con 21.928 addetti tra epoca pre e post Covid. In calo dell’un per cento il gruppo contrattuale che comprende Forze armate, corpi di polizia e vigili del fuoco: da 17.473 del 2019 a 16.781 del 2021. Così come i dipendenti delle amministrazioni locali (dal 14.539 a 14.067) e quelli delle amministrazioni centrali, che erano 3.620 nel 2019 e sono ridotti a 3.467 (-2,5%) due anni dopo. In aumento dell’un per cento, invece, il personale di Università ed enti di ricerca, passati in due anni da 3.070 a 3.140 unità.

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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