La mappa delle pensioni in Friuli: Pordenone le "paga" per tutti e salva la regione dal deficit

Sabato 31 Dicembre 2022 di Ldf
L'Inps a Pordenone

 CASO
Pordenone “salva” le pensioni in regione.

Non è un modo di dire è l’oggettiva verità, a fronte del fatto che nella Destra Tagliamento, il territorio più giovane del Friuli Venezia Giulia, il saldo tra chi lavora e chi invece prende la pensione è decisamente a favore dei primi. Ci sono, insomma, circa 15 mila persone in più tra i lavoratori piuttosto che tra chi percepisce l’assegno dell’Inps o di altre casse. Solo questa differenza consente alla regione di avere un saldo attivo perchè nelle altre quattro province i pensionati sono numericamente di più rispetto agli occupati. Anche se di sole 4 mila unità. I numeri li ha forniti l’ufficio studi della Cgia di Mestre e parlano chiaro: a fronte di 506 mila pensioni erogate in Friuli Venezia Giulia, ci sono 510 mila occupati. Un trend che si differenzia da quello italiano visto che la cifra complessiva del Bel Paese è in saldo negativo. Ci sono insomma 205 mila pensionati in più rispetto a chi ha un lavoro.


LA SITUAZIONE


Come detto, però, solo grazie alla provincia di Pordenone il saldo è attivo. Nel Friuli Occidentale, infatti, a fronte di 121 mila pensioni erogate ci sono 136 mila occupati. Come detto + 15 mila. Vanno male le cose, invece, in tutte le altre tre province. A Udine il saldo è negativo di seimila unità, scende a Trieste dove si arriva a duemila e torna a salire a Gorizia con tremila pensionati in più rispetto agli occupati. Un piccolo inciso: lo studio della Cgia di Mestre non ha preso in considerazione le pensioni versate fuori da territorio nazionale. 


CALO DEMOGRAFICO


Oltre alla crisi che sta avendo ancora un peso nel taglio dei posti di lavoro, il saldo negativo a livello nazionale e le appena quattromila unità di saldo attivo in regione, sono da imputare nella forte denatalità che, da almeno 30 anni, sta caratterizzando l’Italia e dalla quale ovviamente non è immune neppure la regione. Il calo demografico, infatti, ha concorso a ridurre la popolazione in età lavorativa e ad aumentare l’incidenza degli over 65 sulla popolazione complessiva.


CHI LAVORA


C’è ancora un aspetto importante che riguarda il Friuli Venezia Giulia che emerge dall’analisi e cioè che in regione ci sono oltre 42 mila occupati che dopo essere andati in pensione continuano, su base volontaria, a esercitare ancora l’attività lavorativa in piena regola. Immobiliare, trasporti e moda i settori più penalizzati. Ma la questione più seria è un’altra: quanto può reggere un sistema che vede più pensionati rispetto a chi, invece, dovrebbe garantire l’assegno lavorando? Una questione che si pone anche la Cgia di Mestre spiegando che con una popolazione sempre più anziana ci potrebbero essere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici, in particolar modo a causa dell’aumento della spesa pensionistica, di quella farmaceutica e di quella legata alle attività di cura e assistenza alla persona. Con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi. C’è poi da aggiungere che con una propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione più giovane, una società costituita prevalentemente da anziani rischia di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo. 


MANCA PERSONALE


Ultimo problema, ma non certo per importanza. A fronte di un invecchiamento sempre più marcato il risultato è che viene a mancare la manodopera, ma anche i tecnici e i laureati. Da tempo, ormai, gli imprenditori, non solo del Fvg, denunciano la difficoltà a trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e figure professionali di basso livello. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono posti di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono “coperti” dagli stranieri.Una situazione che con la congiuntura economica negativa alle porte potrebbe essere destinata a rientrare, sebbene in prospettiva futura la difficoltà di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro rimarrà una questione non facile da risolvere.

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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