I medici delle Unità speciali chiedono di avere i tamponi: "Si eviterebbero tanti ricoveri"

Martedì 10 Novembre 2020 di Redazione
Le Unità di continuità assistenziale

PORDENONE - Un vertice urgente, condito da un seminario che si terrà via web. Vi parteciperà la prima linea di combattimento contro il virus. L’obiettivo sarà uno: togliere quanti più pazienti possibile dagli ospedali, per curarli a casa. Non si parla ovviamente di chi in corsia c’è già, ma di chi non dovrà entrarci, per evitare di intasare i reparti ma soprattutto perché sarà la macchina dell’assistenza, a dover funzionare meglio. L’analisi parte da un punto fondamentale: un malato di Covid su tre, anche in Friuli Venezia Giulia, se rintracciato in tempo potrebbe evitare il ricovero. Si parla ovviamente solo dei casi attualmente gestiti in forma ospedaliera, e non della gran massa di asintomatici e paucisintomatici. Ma è un numero straordinariamente importante, dal momento che aumentando la potenza della sorveglianza a domicilio si risolverebbe parte di quello che ad oggi è il problema principale: l’affollamento dei reparti “normali” e non più delle Terapie intensive. 
LA CHIAVE
Posto che al momento non è ancora possibile somministrare terapie specifiche a domicilio (corticosteroidi, eparina e antivirali vengono affidati solo al personale degli ospedali), tutto ruota attorno alla capacità del sistema territoriale di riconoscere in fretta la malattia. E la testimonianza arriva dalle Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale), i cui membri ora premono per poter effettuare i tamponi. «In questo modo - spiegano - potremmo individuare rapidamente i casi sospetti e gestirli a domicilio». Evitando quindi il peggioramento latente dei sintomi, ma soprattutto allontanando i pazienti dal Pronto soccorso. È un fattore chiave. «Porteremo l’istanza sul tavolo del vertice», ha assicurato Guido Lucchini, presidente provinciale dell’Ordine dei medici. C’è una convergenza trasversale: si possono gestire più pazienti a domicilio e li si può gestire soprattutto meglio. Evitando molti ricoveri. 
L’URGENZA
È un appello, questo, che arriva anche da molti responsabili dei Pronto soccorso in provincia. La testimonianza, anche se coperta dall’anonimato, è lampante: «Ci sono medici di base che ad esempio inviano al Pronto soccorso i pazienti alla comparsa dei primi sintomi. Non si deve fare». Una palla presa al volo da Lucchini: «Esorteremo il personale d’urgenza a rimandare a casa chi non ha bisogno del ricovero». 
SUL CAMPO
Intanto entro la settimana le Usca in provincia di Pordenone diventeranno quattro: arriverà anche la squadra che si insedierà a Sacile, per gestire l’area vasta del Livenza. 
GLI AIUTI
Da ieri personale della Brigata corazzata “Ariete”, lavora a fianco degli operatori sanitari nel raccogliere dati e aggiornare la situazione dei tracciamenti, nel fornire informazioni e aiuto ai cittadini nella compilazione dei questionari telefonici e, su chiamata, nel procedere alla somministrazione di tamponi nelle scuole.

I militari sono presenti anche al Giordani, con il compito di regolare e disciplinare l’accesso degli utenti alla struttura e coadiuvare il personale sanitario.

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