La mail arriva in ritardo e la bidella perde il posto di lavoro a scuola: il caso a Pordenone

Venerdì 2 Ottobre 2020 di Alberto Comisso
Una bidella
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PORDENONE - L’email arriva troppo tardi, salta l’incarico di collaboratore scolastico. La proposta, giunta da un istituto scolastico era a dir poco interessante per una giovane mamma che si era iscritta nelle graduatorie per essere chiamata, a tempo determinato, a ricoprire un incarico (non docente) in ambito scolastico. Peccato, però, che l’email alla quale sarebbe stato necessario dare conferma entro le 11 del giorno stesso, sia arrivata a destinazione nella casella elettronica personale della donna alle 11.32. Mezzora dopo rispetto al termine ultimo per accettare o declinare l’incarico.

IL RITARDO
All’epoca del Covid-19 accade anche questo. Potrebbe essersi trattato di un errore del sistema informatico, con un ritardo imputabile ad un carico eccessivo della rete internet, ma anche di un errore commesso da chi ha inviato quell’email. Del resto, nella confusione più totale con cui quest’anno si è aperto l’anno scolastico, con le disposizioni ministeriali che sono arrivate in ritardo e con disposizioni che cambiavano di giorno in giorno, c’era da aspettarsi che qualche ingranaggio, in un sistema tanto complesso quanto difficile da esaminare nelle sue diverse sfaccettature, potesse incepparsi. Quello che è certo, è che la neo mamma quell’incarico l’ha dovuto scartare a priori. Anche perché nel messaggio di posta elettronica ricevuto le condizioni erano alquanto chiare: «La sua mancata risposta – si legge nel testo – sarà interpretata, in base alla normativa vigente, come rinuncia».

L’ASSEGNAZIONE
Una volta acquisite le risposte positive o negative degli aspiranti convocati, entro le 12 del giorno successivo la scuola avrebbe assegnato la supplenza al primo in graduatoria tra coloro che avevano accettato. All’aspirante collaboratrice scolastica, che si è vista recapitare l’email con un ritardo di oltre mezzora rispetto al termine ultimo per confermare l’accettazione dell’incarico, non è dato sapere se avrebbe potuto ricoprire quel posto o se, invece, non c’erano le condizioni. Tuttavia, da parte sua resta il rammarico per un’occasione persa. Il contratto proposto era a tempo pieno: 36 ore settimanali. A tempo determinato, dal 30 settembre al 12 ottobre, dalle 12 alle 18. Due settimane, tanto per iniziare, per poi ambire comunque a ricevere un’altra chiamata da un altro istituto scolastico oppure, non si sai mai, ad una proroga del contratto di supplenza temporanea. 

AVVIO DIFFICILE
Un problema, quello del messaggio di posta elettronica recapitato in ritardo, che va a sommarsi ai tanti altri, molti dei quali ancora irrisolti, che hanno accompagnato l’avvio del nuovo anno scolastico. Con le scuole che, in mezzo a molteplici incertezze, hanno dovuto fare di necessità virtù. Si è persa anche un’occasione per pensare alla didattica personalizzata e a una maggiore sicurezza con lo sdoppiamento delle classi. I numeri ridotti all’osso di insegnanti e di personale scolastico non lo hanno permesso. La tensione è (ancora) alta per le famiglie, molte delle quali speravano di ritrovare in cattedra i docenti dell’anno precedente, ma questo non è stato possibile. Le nomine per la scuola dell’infanzia e primaria sono avvenute tra le proteste, tanto che la Cisl scuola ha informato la Prefettura. «A fronte di errori segnalati – aveva dichiarato Antonella Piccolo, segretaria provinciale della Cisl scuola – non c’è stata correzione, così ho dovuto chiedere l’intervento del prefetto. Ci è stato risposto dall’Ufficio scolastico che non si possono più modificare i punteggi e che le rettifiche dovranno essere fatte dalle scuole. Diversi, dunque, i reclami inevasi, con docenti che si vedono tolti dei diritti e che inevitabilmente si sono rivolti alla magistratura».
Ultimo aggiornamento: 19:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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