PORDENONE - Ormai credeva di averla fatta franca, di aver fatto perdere per sempre le sue tracce.
LE INDAGINI
Catturare un fantasma è un’impresa ardua, soprattutto se per assicurarsi una tranquilla latitanza, oltre ad appoggi potenti, non ha intestato nulla, nemmeno il telefono. Le tappe di quella cattura sono state illustrate ieri pomeriggio dai tenenti colonnello Vincenzo Nicoletti, comandante reparto operativo, e Pierluigi Grosseto, comandante del nucleo investigativo e dell’aliquota catturandi. Nell’agosto 1998, tre anni dopo l’omicidio a Firenze e con sentenza di ergastolo in giudicato, viene emessa l’ordinanza di carcerazione per Dura. L’assassino nel frattempo era arrivato a Cordenons, dove ha vissuto dal 1995 al 1998, mantenendo sempre un profilo basso, per poi scappare in Francia. Quindi rientra in Albania, dove finisce in carcere per un breve periodo. Ma i carabinieri non mollano la presa, vanno a Firenze a prendere il fascicolo dell’omicida, riferendo costantemente l’attività al procuratore generale della Corte di Appello di Firenze Domenico Menzione. Analizzano ogni particolare della vita del 59enne, amicizie, legami, parentele e si avvicinano passo dopo passo al latitante, protetto da legami familiari e non solo. Un anno e mezzo di attività per scandagliare le abitudini dell’omicida, le compagnie, il modus operandi. Infine seguendo i parenti hanno individuato la casa e la macchina. Poi lunedì notte la cattura di un omicida in fuga da 25 anni.