Troppi casi sospetti e attese interminabili a causa del Covid, così i Pronto soccorso finiscono al collasso

Mercoledì 14 Ottobre 2020 di Redazione
Il pronto soccorso di Pordenone

PORDENONE - Non c’è stato nemmeno bisogno di aspettare l’arrivo dell’influenza stagionale, né tantomeno una poco auspicabile recrudescenza dei casi sintomatici di Covid-19: i reparti di Pronto soccorso della provincia di Pordenone, infatti, sono già in crisi. E gli spazi non bastano più, tanto che diversi pazienti in attesa negli ultimi giorni sono stati costretti a tornare a casa, con il rischio che ad essere sottovalutate siano ora malattie “silenziose” (e diverse dal Covd) la cui cura dipende molte volte proprio dal tempo. L’allarme rosso è scattato praticamente in tutta la provincia: dal capoluogo, sino ai Pronto soccorso di San Vito e Spilimbergo, dove la situazione ha ormai raggiunto il limite. Il tutto è causato proprio dalle regole che disciplinano i casi sospetti e che mandano in tilt i reparti con appena due pazienti in trattamento. 
I DETTAGLI
A San Vito ci sono due stanze dedicate all’isolamento delle persone in attesa di ricovero e di tampone.

A Spilimbergo la situazione è la stessa. A Pordenone, a fronte di un maggiore spazio, c’è però un afflusso più costante. E le condizioni sono sovrapponibili. Le segnalazioni arrivano da tutta la provincia: le attese per i codici verdi sono diventate interminabili e molti pazienti sono stati costretti a rinunciare al consulto urgente per mancanza di spazi. Restano naturalmente garantite le prestazioni dedicate ai codici giallo e rosso, ma, fanno notare dall’ospedale, «anche i codici verdi possono “nascondere” patologie pericolose, che rischiano ora di essere trascurate». Come funziona, oggi, l’attività in Pronto soccorso? La chiave è da ricercare nei sintomi. In tutti i reparti della provincia di Pordenone, infatti, si registra un netto aumento degli accessi per un aumento della temperatura corporea. «Ma nel 99 per cento dei casi - spiegano primari e addetti - si tratta di pazienti negativi al Coronavirus». Il punto è che il tampone, per chi necessita di un ricovero e manifesta sintomi come la febbre, è sempre necessario. Ed è lì che si inceppa il meccanismo. I test rapidi, infatti, al momento sono dedicati solamente alle scuole, mentre servirebbero anche in Pronto soccorso. Per attendere l’esito del tampone classico, quindi, servono spesso diverse ore e i reparti si intasano. E c’è anche un altro problema: il personale sanitario, infatti, per assistere i pazienti sospetti deve rispettare rigide procedure di sicurezza. Tutto tempo che viene sottratto alle cure delle persone in attesa con codice verde. 

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