Covid, scudo con la terza dose: in Fvg zero morti e malati gravi. L'oncologo Tirelli: «Più anticorpi»

Giovedì 9 Dicembre 2021 di Marco Agrusti
Un medico di base con un vaccino

La terza dose del vaccino alza una barriera di fronte al virus. Un muro molto più alto e resistente rispetto a quello già fondamentale “costruito” dalle prime due somministrazioni. 
Lo dicono i primi dati aggregati che arrivano dal Friuli Venezia Giulia, dove in alcuni casi la somministrazione del terzo richiamo vaccinale è avvenuta ormai da uno-due mesi.

E l’evidenza scientifica dell’utilità di procedere con le terze dosi soprattutto nelle fasce più fragili della popolazione è dimostrata sia per quanto riguarda il contagio che - cosa molto più importante - dai numeri relativi alle ospedalizzazioni e ai decessi. 


L’INFEZIONE


Si parte dal contagio in sé, che la somministrazione della terza dose “promette” di combattere meglio rispetto alle prime due iniezioni. E i fatti, almeno per ora, sembrano supportare questa ipotesi. C’è infatti una categoria anagrafica che in questo momento in Fvg può contare già su una buona copertura con il terzo richiamo. È quella degli ultraottantenni, dove uno su due è coperto anche dal “booster”. Proprio tra gli anziani con più di 80 anni si vedono gli effetti di mitigazione sulla circolazione virale, dal momento che l’incidenza in quella fascia anagrafica è la più bassa della regione: siamo a quota 227 casi ogni 100mila abitanti, contro i 387 dei quarantenni che per ora sono indietro con il tasso di protezione. Un dato difficilmente contestabile. 


IN CORSIA


Ancora più lampante il report che arriva dagli ospedali, dove di pazienti ricoverati con la forma grave di Covid e allo stesso tempo vaccinati con tre dosi di vaccino non se ne vedono. La quota in Terapia intensiva è pari a zero. È capitato solamente qualche ricovero di pazienti positivi, ma con sintomi legati ad altre malattie e non al Covid in sé. E nessuno di questi è mai stato portato in Terapia intensiva. Anche relativamente ai decessi la situazione è identica: nessun morto di Covid (solo di Covid, per la precisione) aveva effettuato il rinforzo del vaccino. 


LA TESTIMONIANZA


E proprio su questo tema arriva il “racconto” del test (effettuato su se stesso) firmato dall’oncologo Umberto Tirelli. «Da gennaio, quando mi sono vaccinato per la prima volta - ha spiegato l’esperto - ho provveduto a farmi quattro prelievi per monitorare lo stato e il livello dei miei anticorpi. Dopo sei mesi avevo notato un calo notevole degli anticorpi neutralizzanti, mentre a due settimane dalla somministrazione della terza dose del vaccino contro il Covid sono letteralmente schizzati verso l’alto. Nel dettaglio, sono aumentati di 250 volte, è un dato impressionante e molto positivo». Si parla in questo caso degli anticorpi-chiave, che agiscono sulla “spike” del virus, cioè l’arma che usa il Sars-CoV2 per “agganciarsi” alle cellule del nostro corpo. «Uno studio compiuto in Israele (lo Stato che ha iniziato prima, già in estate, con la somministrazione dei richiami extra, ndr) - ha proseguito sempre Tirelli - su 70 medici e infermieri testimonia come non solo dopo il booster ci sia una produzione sostanziale di anticorpi, ma come la stessa sembri mantenersi meglio nel corso del tempo». 
Intanto in Friuli Venezia Giulia è stato battuto un altro record giornaliero relativo proprio alla somministrazione delle terze dosi, con più di ottomila iniezioni in 24 ore. Ci si sta avvicinando ai numeri della prima campagna di massa, quando si riuscivano a somministrare 10mila vaccini al giorno. 

Ultimo aggiornamento: 07:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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