Padova. Stalker investe carabiniere, ucciso dal collega. Il racconto della ex: «Un incubo durato 15 anni»

La donna cercava di nascondersi, far perdere le proprie tracce. Ma ogni volta che lui la trovava ricominciava a tormentarla

Sabato 15 Luglio 2023 di Marina Lucchin
Il carabiniere che ha sparato consolato dai colleghi. A destra, Haixhi con l'ex compagna

PADOVA - «Quindici anni di inferno. Quindici anni di terrore per colpa di quell'uomo». Sono le prime parole che l'ex di Haxhi Collaku ha detto al pubblico ministero Marco Brusegan, ieri pomeriggio, quando è stata portata in caserma in via Rismondo dai carabinieri per iniziare a capire come ha avuto origine l'inferno che si è scatenato nel giro di pochi minuti in vicolo Castelfidardo. Il 55enne albanese è spirato poche ore dopo essere stato colpito dal carabiniere che è dovuto intervenire sparando per salvare la vita al collega, già gravemente ferito dall'uomo che l'ha investito con il suo furgone, schiacciandolo contro la Gazzella. I medici che hanno in cura il militare 37enne sono particolarmente preoccupati per la frattura esposta del ginocchio e per il fatto che ha perso tantissimo sangue. Un intervento d'urgenza, però, dovrebbe avergli salvato la gamba. Ha lavorato per anni a Galzignano, ma ha sempre sognato di lavorare per il Radiomobile. Sogno realizzato qualche mese fa. La donna ha raccontato di aver visto l'ex presentarsi sotto l'abitazione con il coltello in mano. Lei l'aveva denunciato già nel 2009, poi altre due volte, sempre per minacce e per stalking.

Forse questa volta il 55enne sarebbe andato fino in fondo, forse voleva ucciderla, perchè non se l'era mai messa via che lei l'avesse lasciato. Ma la fortuna ha voluto che la donna l'abbia visto fuori dal cancello e non gli abbia aperto. Subito la chiamata al 112, poi, il resto, è già storia: lo schianto, i colpi di pistola, l'intervento del 118 e poi la morte in ospedale dello stalker, Albanese di etnia kosovara, di professione ingegnere. Per lo meno in patria.

Un incubo

Davanti al pubblico ministero e ai carabinieri l'ex compagna, docente di matematica, che collabora anche con l'università, ha iniziato a raccontare quei 15 anni d'inferno che ha vissuto, prima al suo fianco, e poi nascosta, perchè ogni volta che lui la trovava, la tormentava. Stando alla prima ricostruzione, il carabiniere che ha esploso i 4 proiettili con la sua pistola d'ordinanza, non ha potuto fare altrimenti. Il suo collega, compagno di pattuglia, era stato gravemente ferito e l'albanese lo stava minacciando con un coltello. Nonostante il militare gli avesse intimato di abbassare l'arma, il 55enne sembrava fuori di sé, inarrestabile. Il carabiniere non ha potuto fare altro che sparargli per salvare la vita al collega. Le prime valutazioni dei vertici dell'Arma propendono per una reazione del militare che ha sparato del tutto corretta e in linea con il protocollo di ingaggio. Sul posto è arrivato anche il comandante della Legione Veneto, generale Giuseppe Spina, che più volte ha dimostrato gesti di sostegno nei confronti del carabiniere, rimasto a lungo in vicolo Castelfidardo per aiutare nella ricostruzione del terribile fatto. Sul posto anche il comandante del reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri, Gaetano La Rocca, in perenne contatto con il comandante provinciale, Michele Cucuglielli, fuori Padova. «Il carabiniere sembra aver agito secondo procedura in maniera impeccabile» ha precisato il colonnello ricostruendo quei concitati momenti.

Il governatore

Sulla vicenda è intervenuto anche il governatore Luca Zaia: «Le autorità dovranno chiarire i contorni di una vicenda la cui gravità è però sotto li occhi di tutti. I militari dell'Arma hanno agito con grande coraggio, mettendo a repentaglio la propria incolumità. Sono personalmente, ma anche tutte le istituzioni del Veneto, al fianco dei militari coinvolti, ai quali inviamo gli auguri di una rapida ripresa». 

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Ultimo aggiornamento: 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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