TOMBOLO - Al centralino della guardia medica aveva detto trafelato ed impaurito, che lui e tutta la sua famiglia erano positivi al Coronavirus, a causa del fidanzato della figlia che non aveva rispettato l'isolamento essendo positivo. Non era però vero, hanno accertato i carabinieri, così l'uomo, A.B. trentasei anni residente a Tombolo, è stato denunciato e dovrà rispondere del reato di procurato allarme e interruzione di pubblico servizio. La sanità pubblica è da quasi un anno sotto una pressione fortissima per la pandemia che ha cambiato la vita di tutti e ha dovuto riorganizzarsi. Ci sono migliaia di morti, moltissime persone guarite delle quali una parte con postumi in valutazione, per non contare coloro sui quali ricadono le conseguenze dell'inevitabile rallentamento dell'attività diagnostica ed operatoria. Insomma, in un quadro della sanità in regime di emergenza, mancava proprio il falso allarme.
LA TELEFONATA
Il fatto risale al 26 dicembre scorso.
SCATTA L'EMERGENZA
Il medico, come stabilisce lo specifico protocollo, si è attivato immediatamente. Il quadro emergenziale non era da poco. Tre persone potenzialmente positive con sintomi, ed un positivo che se ne era uscito di casa, violando la legge, perseguibile penalmente oltre che amministrativamente. Nella successiva fase di attivazione dei protocolli di controllo, l'uomo ha cominciato però a comportarsi in modo strano. Comportamento che ha insospettito i sanitari inducendoli ad informare i carabinieri. Ad intervenire è stata la stazione di Gazzo, che ha fatto delle verifiche sulla circostanza andando a cercare riscontri su quanto il trentaseienne aveva dichiarato alla guardia medica.
Alla fine, spalle al muro, l'uomo ha confessato di sapere che non era reale quanto affermato. La sua era stata tutta una montatura. Non è dato a sapere il motivo di tale azione, sta di fatto che ora ne risponderà di fronte ad un giudice.