Cultura, tesori e segreti raccolti in una guida targata dall'azienda sanitaria Ulss 6

Mercoledì 26 Aprile 2023 di Elisa Fais
LA PROTAGONISTA - L’archivista dell’Ulss 6 Maria Cristina Zanardi, autrice della guida

PADOVA - La millenaria fama di Padova e del suo territorio affonda le radici nel mondo della medicina, nella capacità di trasformare il sapere in cura. Questo lo scenario che sta dietro al maxi progetto di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico delle aziende sanitarie della provincia di Padova. 
A seguito dell’unificazione di tre aziende sanitarie avvenuta acluni anni fa (ex Ulss 15, 16 e 17) il rischio di perdere la “memoria locale” era elevato, quindi la direzione dell’Euganea ha pensato di racchiudere tesori e segreti della sanità padovana all’interno di una guida. Il volume è ideato e curato dalla dottoressa Maria Cristina Zanardi, archivista dell’Ulss 6. All’interno vengono proposti tre percorsi, sia a piedi che in bicicletta, per viaggiare nelle bellezze artistiche e storiche mantenendo saldo il principio “mens sana in corpore sano”.
 

IL COMMENTO
«Il lavoro di tutela dei beni storico-culturali aziendali, svolto con competenza e passione dalla dottoressa Maria Cristina Zanardi, ci ricorda l’importanza della memoria, in questo tempo distratto che tanto facilmente dimentica e cancella il passato - dichiara il direttore amministrativo dell’Ulss 6, Michela Barbiero -. Memoria che si nutre di quadri, affreschi, crocifissi lignei, “ferri del mestiere” del tempo che fu, archivi fotografici e molto altro. Un lavoro attento e minuzioso, quello dell’archivista in contesti sanitari, che inizia col riconoscere il valore intrinseco delle opere d’arte o delle documentazioni d’epoca che raccontano chi siamo stati, per poi recuperarle, restaurarle e restituirle agli occhi del pubblico: è molto ricco e articolato il patrimonio artistico dell’Ulss 6 Euganea, un patrimonio che cerchiamo di valorizzare, convinti come siamo che, nel percorso della salute, possa conferire benessere anche essere circondati da espressioni dell’umano ingegno, e il sapere che nulla attraverso le epoche andrà perduto, che ci saranno sempre una pennellata, uno scatto, una flessuosità che, ieri come oggi, fanno bene agli occhi, e alla conoscenza».
 

I CONTENUTI
I tre percorsi riguardano l’area di Padova, l’area da Piove di Sacco a Montagnana e l’area da Camposampiero a Cittadella. Con l’aiuto della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) i tratti ciclabili includono tutti i luoghi descritti nel volume, con una particolare attenzione ai caratteri del paesaggio circostante.
«L’unione fa la forza e l’Ulss Euganea lo dimostra - dice la dottoressa Zanardi - ma la guida vuole preservare la memoria di ciascuna sede, aggiungendo però una nuova visione di insieme che include l’Azienda Ospedale di Padova e l’Istituto Oncologico Veneto.

Perché il presente va visto anche con lo sguardo al passato. Crediamo che un viaggio in questi luoghi, a piedi o in bici, ci permetterà di conoscere un mondo nuovo, un mondo di piccole cose, di persone, di profumi e di colori invisibili a chi lo attraversa con la velocità dei mezzi motorizzati. Quindi a tutti un invito ad osservare sia la città che le campagne, le colline fiumi, le persone e le culture che li abitano. Solo in questo modo saremo in grado di imparare ed amare i luoghi in cui viviamo».


La guida, ancora in fase di ultimazione, sarà gratuita e consultabile nell’App viviVeneto. «Gli antichi veneti e romani utilizzarono le vicine terme euganee come luogo di benessere fisico e mentale. Una missione che la carità cristiana concretizzò nell’edificazione di alcuni luoghi che avevano un ruolo di accoglienza e di controllo sanitario - spiega la dottoressa Zanardi -. Nella Padova medievale sorgevano due ospizi accanto a ogni porta della città. Le porte erano 10, ma quella di Porciglia non era servita da istituti ospedalieri, essendo un punto di passaggio. Gli ospizi padovani erano 18, anche se a questo numero occorre aggiungere l’ospedale di San Violino, il più antico di Padova fondato dal vescovo Rorio nell’874 accanto all’attuale Prato della Valle. Attorno al 1221 funzionavano una decina di hospitia, istituzioni dedite soprattutto all’accoglienza di poveri e pellegrini. Tuttavia gli ospizi di Santa Croce e San Lazzaro fungevano anche da lebbrosari, mentre quello di Camposanto offriva assistenza spirituale ai condannati a morte. Molti di questi entrarono in decadenza o mutarono finalità nella fase di tramonto del Medioevo, altri furono distrutti dai veneziani a partire dal 1506. Nel XVII secolo se ne contavano solo tre».

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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