PADOVA - A 14 anni il ricovero d’urgenza in Pediatria a seguito delle conseguenze di un insufficienza renale cronica, mai diagnosticata e ormai giunta in fase terminale. Poi, un anno e otto mesi di dialisi salva-vita, fino al trapianto di rene nel luglio 2008 a 16 anni. Ruggero Alessi, oggi giovane medico in forza al Pronto soccorso dell’ospedale di Abano Terme, è il testimone perfetto della cosiddetta “umanizzazione delle cure”. Quando era piccolo, all’interno del reparto di Nefrologia pediatrica dell’Azienda Ospedale Università di Padova non ha trovato solo terapie e interventi d’eccellenza, ma anche gentilezza, attenzione, legami e affetti che sono durati nel tempo. L’esperienza lo ha cambiato così tanto, che da grande ha scelto di seguire la strada degli “eroi” in corsia vestiti con camici bianchi e tutine. «Ancora adesso, a 31 anni, vado a salutare il professor Enrico Vidal e tutta la sua squadra - racconta Ruggero Alessi - perché il reparto di Nefrologia pediatrica è stata una seconda casa.
IL RICOVERO
La storia di malattia e rinascita di Ruggero Alessi inizia nel 2006. «Ero un ragazzino ma ricordo bene quei giorni, all’improvviso stavo malissimo - racconta - dormivo tutto il giorno e vomitavo. Mio padre, che è un medico di famiglia, mi ha fatto fare gli esami del sangue e, dopo aver visto i risultati, mi ha subito portato al Pronto soccorso pediatrico. Da lì il ricovero. Mi è stata diagnosticata un’insufficienza renale cronica, ero molto grave, la causa è sconosciuta anche se si pensa a un virus. Dopo pochi giorni ho iniziato la dialisi, la facevo tre volte a settimana in Pediatria». La quotidianità di Ruggero cambia, ma la tenacia lo porta a non abbattersi. «La mattina andavo alle scuole superiori al Don Bosco a Padova, alle 13 camminavo a piedi fino all’ospedale e concludevo la dialisi alle 16.30 - prosegue -. Poi andavo a canottaggio e infine tornavo a casa dalla mia famiglia a Pernumia, in provincia di Padova. Con i miei compagni di dialisi, più o meno coetanei, si è creata una bellissima amicizia. Grazie anche al sostegno dell’equipe di Nefrologia pediatrica, la dialisi non mi ha limitato: i miei medici chiamavano addirittura gli ospedali delle città in cui andavo in vacanza per organizzare le terapie a distanza».
L’INTERVENTO
Il 22 luglio 2008 è arrivata la chiamata che ha cambiato il futuro del giovane Ruggero. «Era sera tardi ed entro le 6 della mattina successiva dovevo essere in ospedale per il trapianto d’organo - ricorda - ero spaventato, ma felice. Un’emozione indescrivibile. È andato tutto bene e dopo otto giorni sono stato dimesso. Grazie a chi dona gli organi, è un gesto dal valore immenso».
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