Roulotte abusiva riesce ad ottenere il
numero civico anche se in un'area vietata

Giovedì 16 Agosto 2012 di Mauro Giacon
La "casa" della famiglia bosniaca protagonista della vicenda
PADOVA - C’ un pezzo di terra in via Ferrero, dopo la grande rotatoria in fondo all’Arcella, addossato ai piloni della tangenziale nord. L dentro il Catasto segna un quadratino. una roulotte, la casa di una famiglia bosniaca, ufficialmente residente a Torino.



La roulotte non dovrebbe essere lì per nessun motivo al mondo. L’area infatti è destinata a verde pubblico dal piano regolatore. E sotto ci passa un ossigenodotto, quindi è pure pericolosa. Eppure, potenza delle leggi e di responsabilità che non si trovano, da tre anni il Comune non riesce a far sloggiare l’insediamento. Neanche a colpi di diffide, rese ancora più complicate dal fatto che quella terra la famiglia l’ha comprata per 15mila euro da un padovano nel settembre del 2010.



Sapevano che non si può edificare nulla? Certamente, il notaio ha allegato il piano regolatore all’atto di compravendita. Ma per certe famiglie non è una novità. Comprano apposta queste aree perché costano meno, poi ci mettono la roulotte. E qui viene il bello. Se la roulotte perde le ruote tu hai acquistato una casa. Sì perché la legge anagrafica ammette che possa essere dato il numero civico a chiunque abbia un ingresso verso qualcosa, anche "grotte, baracche e simili" adibite ad abitazione. E così ha fatto la famiglia nel marzo dell’anno scorso, incurante del fatto che il settore Edilizia Privata, preoccupato dall’insediamento, aveva già ordinato per tre volte di portare via la roulotte, minacciando di demolirla.



I bosniaci non ci hanno proprio pensato ad andarsene. Anzi hanno chiesto il numero civico "allo scopo di ottenere la residenza". Circostanza quest’ultima che completerebbe il quadro. Con la residenza o un lavoro fisso, da sfrattati si entra in emergenza abitativa e c’è la possibilità di ottenere una casa pubblica. Ebbene il numero civico è stato assegnato in via provvisoria perché non si può negare, è un atto dovuto. Ma la residenza no. Colpa di una leggerezza della famiglia. Che non ha trasformato in dimora abituale la roulotte. Bastava levare le ruote, molti altri l’hanno già fatto. E questo, dicono alcuni, batterebbe anche l’esigenza di demolizione. Perché con la "stanzialità" ci sono bambini da mandare a scuola e il Comune sarebbe obbligato a occuparsene. Dunque tombola.



Ma alla propria cultura non si rinuncia. Le ruote non sono mai state tolte, anzi il Comune ha verificato che era sparita anche la roulotte, poi sostituita da camper e furgoni. Così il mese scorso è partita l’ennesima diffida. Altri due mesi di tempo per andarsene.
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 19:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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